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Comportamento naturale & management – Parte 4: Densità

Comportamento naturale & management – Parte 4: Densità

Comportamento naturale e densità animale

La densità delle bovine in allevamento, in particolare in relazione alla disponibilità di spazi per il riposo, influenza il comportamento naturale di questi animali. In letteratura vi è un numero relativamente esiguo di studi in merito, inoltre questi lavori spesso fanno riferimento a gruppi di piccole dimensioni ne consegue che gli effetti della densità su grandi gruppi restano ancora poco conosciuti.

La principale differenza tra piccoli e grandi gruppi è quella relativa al tempo che viene sottratto agli animali per le operazioni di management, infatti nei grandi allevamenti le operazioni legate alla gestione della mandria e i tempi di attesa per la mungitura sono generalmente superiori.

Se, come già detto, il tempo sottratto agli animali supera le 3,5 ore al giorno ne consegue una riduzione del periodo dedicato al riposo con conseguenze negative sulla produzione e sulla sanità animale. Questa situazione può venire ulteriormente esacerbata qualora nei gruppi vi sia commistione di primipare e pluripare, con una perdita media di 2,6 ore al giorno di riposo per le pluripare e 4,2 per le primipare.

In tabella 1 sono riportati i risultati degli studi relativi alle modificazioni comportamentali a diverse densità animali, considerando il 100% come una densità tale da permettere esattamente il riposo di tutte le bovine contemporaneamente. Come si può notare in tutti i lavori viene evidenziata l’influenza negativa di un’eccessiva concentrazione di animali, ad eccezione dello studio più vecchio (1990) dove non è stata riscontrata una correlazione significativa tra densità e alterazioni comportamentali.

Autori

Dens. (%)

Riposo

Nutrizione

Ruminaz.

Stazione

Batchelder (2000)

100

1.00

1.00

130

0.95

0.75

Winkler et al. (2003)

66

1.02

0.95

100

1.00

1.00

150

0.88

1.22

Fregonesi et al. (2004)

100

1.00

1.00

110

0.92

1.12

120

0.88

1.15

135

0.84

1.19

150

0.80

1.25

Wierenga e Hopster (1990)

100

1.00

1.00

1.00

125

1.00

1.04

1.25

133

0.98

0.95

1.52

155

0.93

1.01

1.46

Matzke e Grant (2002)

85

0.95

1.02

0.95

100

1.00

1.00

1.00

120

0.73

1.02

1.20

Tabella 1: Densità della mandria e risposte comportamentali (1.00 considerato tempo dedicato alle attività con densità del 100%).

Analizzando i risultati ottenuti dai diversi Autori si possono trarre le seguenti conclusioni:

  1. A partire da densità del 120% si registra un’elevata riduzione del tempo dedicato che cala del il 12-27% (rischio di decrementi maggiori negli allevamenti di grandi dimensioni)

  2. Il tempo dedicato alla nutrizione non è particolarmente influenzato dalla densità (da valutare invece la dimensione dei pasti e la quantità di alimento realmente assunto)

  3. Al 130% di densità la ruminazione è ridotta anche del 25%

  4. Dal 120% di densità in poi il tempo passato in stazione aumenta solitamente del 15-25%

Questi dati suggeriscono quindi di restare almeno sotto il 120% di densità. Dato il numero esiguo di lavori e il generale riferimento a gruppi di piccole dimensioni, il reale effetto della densità negli allevamenti di grandi dimensioni resta ancora poco chiaro e potrebbe risultare sottostimato.

Densità animale e ciclo produttivo

Mantenere le vacche nelle corrette condizioni igieniche e in un ambiente favorevole durante le fasi di transizione favorisce una miglior produttività e riduce i rischi sanitari. Per quanto riguarda il lato comportamentale i principali fattori da valutare sono i pattern comportamentali naturali seguiti durante tali transizioni, la concentrazione degli animali e la strategia di formazione dei gruppi.

Il gruppo delle freschissime pare sia quello che risenta maggiormente del sovraffollamento, in particolare le primipare già a partire da densità superiori all’80% manifestano un calo della produttività durante i primi 83 giorni di lattazione. Ogni aumento del 10% di densità di là dell’80%, può portare a perdite di latte fino ad oltre 0,7 kg al giorno per animale. Inoltre qualora la densità superi il 90% i tempi dedicati all’assunzione di cibo vengono ridotti (senza necessariamente ridurre il quantitativo di alimento assunto) e viene riscontrato un incremento del rischio di dislocazioni abomasali.

Il gruppo delle fresche richiede invece densità non superiori al 100% per ottimizzare la nutrizione, la produzione lattea e migliorare le condizioni sanitarie degli animali; tali effetti favorevoli vengono incrementati sensibilmente nel caso in cui siano formati gruppi che separino le primipare dalle pluripare.

Per i gruppi costituiti da vacche nelle fasi successive della lattazione purtroppo vi sono poche informazioni disponibili. Sembra tuttavia che, per non incorrere in alterazioni comportamentali, il limite massimo di densità da non oltrepassare sia il 120%. Il monitoraggio della produzione lattea è un utile indicatore dell’efficacia del sistema gestionale, come illustrato nella seguente tabella:

Classe animali

Incremento produttivo ottimale

Soglia-problema

Primipare

8% al giorno per i primi 18 giorni di lattaz.

  1. Nessun incremento produttivo oppure

  2. Produzione < 25,5 kg giornalieri al 30° giorno di lattazione.

Pluripare

10% al giorno per i primi 14 giorni di lattaz.

  1. Nessun incremento produttivo oppure

  2. Produzione < 38,5 kg giornalieri al 30° giorno di lattazione.

Tabella 2: Produttività ottimale e indicatori relativi a problemi di produttività.

In conclusione non esiste una densità ottimale assoluta per l’allevamento della vacca da latte, ma i fabbisogni di questi animali variano a seconda delle fasi del ciclo produttivo fino a richiedere densità anche inferiori al 100% per raggiungere performances ottimali.

Densità delle manze

Non esistono studi specifici sugli effetti di un’elevata densità animale sui normali pattern comportamentali delle manze né tantomeno sulle conseguenze economiche e sanitarie che eventuali alterazioni possono comportare. L’unico lavoro, ben documentato, presente in letteratura fa riferimento alla lunghezza ideale della mangiatoia in riferimento alla crescita ottimale delle manze, nelle diverse fasce d’età:

  1. 15 cm per capo a 4-8 mesi

  2. 31 cm per capo a 11,5-15,5 mesi

  3. 47 cm per capo a 17-21 mesi

In questo studio si è osservato che una riduzione dello spazio rispetto all’optimum ha portato influenze negative sul comportamento delle manze quali una maggior competizione per l’alimento, una struttura sociale meno stabile e importanti variazioni del peso vivo tra animali dominanti e subordinati.Scelte gestionali che portano ad indurre nelle manze dei comportamenti scorretti, correlati alla nutrizione, potrebbero rivelarsi dannose anche per la futura carriera produttiva di questi animali, a causa del rischio che tali comportamenti vengano conservati dagli animali anche dopo l’entrata in lattazione.

Approfondimenti sulla densità animale

Il Miner Institute ha recentemente riassunto una serie di ricerche sul comportamento delle bovine da latte a diverse densità di animali (da 100 a 145%) coi seguenti risultati:


Incrementando la densità dal 100% al 145% il tempo dedicato al riposo giornaliero si è ridotto di 1,1 h mentre la produzione lattea giornaliera è scesa di 1,5 kg per animale, analogamente a quanto riportato in altri studi (vedi fig. 1).


All’aumentare della densità si sono registrati un aumento del tempo di stazione e una diminuzione di quello di ruminazione. Il tempo dedicato alla nutrizione (5 ore al giorno) è rimasto pressoché invariato, tuttavia non è stato possibile quantificare l’alimento realmente ingerito.


All’aumentare della densità il divario di produzione lattea tra primipare e pluripare è incrementato notevolmente. Dai 2,7 kg al giorno del 100% si è arrivati a circa 7 kg al giorno per densità superiori.


All’aumentare della densità il divario di produzione lattea tra vacche affette da problemi podali vacche sane è aumentato, arrivando a quasi 12 kg di latte al giorno per una densità del 130%. Tale distacco si è poi ridotto raggiungendo il 145% di densità per i forti decrementi produttivi registrati anche nelle vacche sane.

Fonte: www.eXtension.org -Taking Advantage of Natural Behavior Improves Dairy Cow Performance

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