Le performance riproduttive delle bovine da latte sono strettamente correlate alle decisioni strategiche intraprese a livello di allevamento. Queste decisioni possono influenzare notevolmente le performance delle singole bovine. A questo proposito, il periodo di attesa volontaria, cioè il periodo che intercorre tra il parto e il primo intervento di fecondazione è un fattore di rilevante importanza.
Le performance riproduttive delle bovine da latte sono determinate e monitorate utilizzando diversi indicatori, come ad esempio l’interparto, il tasso di concepimento e il numero d’inseminazioni necessarie per ottenere la gravidanza.
Durante il monitoraggio e l’analisi comparativa delle prestazioni, decisioni gestionali specifiche legate al singolo allevamento, come l’aumento volontario del tempo che intercorre tra il parto e la prima fecondazione possono influenzare notevolmente le performance riproduttive della mandria, per esempio allungando l’interparto.
Per questo motivo, confrontando l’interparto di singole bovine di due allevamenti (o l’interparto medio di due mandrie) caratterizzati da due differenti periodi di attesa volontaria, si arriverebbe alla conclusione che una bovina (o una mandria) ha performance migliori rispetto a un’altra, non tenendo conto delle scelte gestionali differenti.
Quindi, gli indicatori di performance comunemente utilizzati riflettono non solo la capacità riproduttiva biologica della bovina, ma anche la capacità gestionale dell’allevatore, perché non tengono conto, per esempio, delle differenze per quanto riguarda la durata del periodo di attesa volontaria che intercorre tra parto e prima fecondazione.
L’obiettivo del lavoro riassunto nel presente articolo è stato quello di indagare i fattori che influenzano le performance riproduttive a livello singola bovina tenendo conto dei diversi fattori gestionali caratteristici degli allevamenti inclusi nello studio.
A tal fine gli autori hanno utilizzato i dati raccolti nel database della Swedish Dairy Association (Stoccolma, Svezia). Questo database raccoglie le informazioni sulla produzione di latte sia a livello di singola bovina sia a livello di singolo allevamento oltre ai dati riguardanti le razze allevate, le patologie che colpiscono i singoli animali, le date di parto e d’inseminazione e i dati che si riferiscono ai controlli di gravidanza.
Nello studio sono state incluse tutte le bovine che hanno partorito tra il 1° luglio 2008 e il 30 giugno 2009, provenienti da allevamenti in cui erano presenti più di cinquanta capi.
L’indicatore scelto per valutare le performance riproduttive è stato il numero di bovine gravide al trentesimo giorno dopo il termine del periodo di attesa volontario post-parto.
Di seguito sono riportate le variabili predittive utilizzate in questo studio:
– Razza, variabile suddivisa in tre categorie: Swedish Red, Swedish Holstein, altre razze/incroci.
– Lesioni podali, rilevate durante gli interventi di mascalcia, nel periodo compreso tra il cinquantesimo giorno prima del parto e il cent’ottantesimo giorno di lattazione. Le bovine sono state divise in quattro categorie differenti: non in banca dati, senza problemi podali, con problemi podali lievi e con problemi podali gravi. Tra le patologie podali considerate gravi sono state incluse: laminite, emorragia soleare e della linea bianca, ulcere, ascessi della linea bianca e doppia suola.
– Patologie legate alla riproduzione (ad esempio, cisti ovariche, anestro, metrite/endometrite e collasso puerperale) che si sono verificate nel lasso di tempo compreso tra il decimo giorno prima del parto e il centoventesimo giorno di lattazione. Gli animali sono stati classificati in due gruppi: nessuna traccia della malattia e almeno un episodio di malattia.
– Altre patologie (ad esempio, mastite, chetosi, dislocazione dell’abomaso, infezioni) che si sono verificate nel lasso di tempo compreso tra il decimo giorno prima del parto e il centoventesimo giorno di lattazione. Le bovine sono state classificate in due gruppi: assenza di malattie e almeno una malattia.
– Presenza di parto distocico, che comprende: parto difficile, parto assistito e mal posizionamento. Secondo questo criterio gli animali sono stati divisi in tre categorie: parto normale, parto distocico, assenza d’informazioni sulla modalità di parto.
– Efficienza nell’individuazione dei calori, determinata in base alla lunghezza del periodo trascorso tra la fine del periodo di attesa volontaria dopo il parto e il primo intervento di fecondazione. Gli allevamenti sono stati divisi in tre classi: bassa, media e alta efficienza nell’individuazione dei calori.
– Modalità d’inseminazione, gli allevamenti sono stati divisiin quattro categorie: dati non presenti, fecondazione artificiale praticata dall’allevatore, fecondazione artificiale praticata da un tecnico abilitato, fecondazione mista o monta naturale.
– Lunghezza del periodo di attesa volontaria, gli allevamenti sono stati divisi in due gruppi: periodo di attesa volontaria corto (< 51 giorni) e periodo di attesa volontaria lungo (≥ 51 giorni).
– Rapporto grasso/proteine (< 1,139 – 1,139-1,257 – 1,258-1,400 – > 1,400)
– Stabulazione e mungitura (stabulazione fissa con lattodotto, stabulazione libera con sala di mungitura, stabulazione libera con robot di mungitura).
– Produzione di latte (< 25,8 – 25,8-31,7 – 31,8-38,2 – > 38,2).
– Allevamento biologico o convenzionale.
– Numero di parti (uno, due, tre o più parti).
– Stagione in cui avviene l’inseminazione.
– Conta delle cellule somatiche presenti nel latte prodotto dalle bovine (<100.000 – 100.000-199.00 – 200.000-400.000 – >400.000).
– Parto gemellare
– Contenuto di urea nel latte (< 2mmol/l – 2-6,5 mmol/l – > 6,5 mmol/l).
L’analisi statistica dei dati raccolti ha permesso di calcolare, per ogni bovina, la probabilità di rimanere gravida allo scadere dei trenta giorni successivi al periodo di attesa volontaria.
Fonte: Factors influencing the chance of cows being pregnant 30 days after the herd voluntary waiting period. E. Löf, H. Gustafsson and U. Emanuelson. Journal of Dairy Science Vol. 97 No. 4, 2014.
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