I piani di controllo per la infezioni intramammarie si sono sempre più diffusi negli ultimi anni, tuttavia, casi di mastite clinica continuano a riscontrarsi con frequenza in numerosi allevamenti; queste forme determinano rilevanti perdite economiche poiché sono in grado di indurre riduzione della produzione lattea; danneggiare il parenchima mammario e ridurre le performance riproduttive, inoltre, un’altra importante voce di costo legata alla mastite clinica è quella relativa alle spese per il trattamento.
Nonostante le ampie conoscenze sulla malattia, le conseguenze delle mastiti sul benessere animale e sul comportamento rimangono parzialmente ancora da chiarire; in particolare il dolore che può affliggere le bovine infette rappresenta una fonte di preoccupazione. Allo stato attuale sono disponibili alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) che possono ridurre le sofferenze delle vacche in condizioni peggiori.
L’adozione di un sistema razionale di classificazione delle mastiti cliniche può migliorare significativamente l’efficacia del trattamento e il controllo della malattia. Tale sistema non deve basarsi solamente sull’osservazione del latte ma deve anche la valutare i segni clinici, sia a livello locale sia a livello sistemico.
Le forme moderate e, soprattutto, le forme lievi possono risultate difficili da identificare con rapidità, tuttavia, anche queste mastiti cliniche inducono modificazioni nella bovina che possono facilitare il loro riconoscimento, in particolare:
Atteggiamenti antalgici
Alterazione della postura
Incremento della temperatura rettale
Aumento della frequenza cardiaca e respiratoria
Le vacche affette da mastiti cliniche mostrano una maggiore distanza tra gli unghioni controlaterali e tendono ad essere riluttanti a qualsiasi manipolazione dell’arto più vicino al quarto colpito.
Per chiarificare meglio gli effetti delle forme cliniche sulle bovine in lattazione un recente studio ha comparato gli effetti della somministrazione di lipopolisaccaride (LPS), tipico delle infezioni da coliformi, su un gruppo di bovine con quelli della somministrazione di soluzione fisiologica su un altro gruppo (gruppo controllo). Nell’arco di 24 ore le vacche inoculate con LPS hanno presentato maggior temperatura rettale; superiore frequenza respiratoria; incremento dei livelli ematici di cortisolo e aumento delle cellule somatiche nel latte rispetto a quelle del gruppo controllo, inoltre, le bovine del gruppo LPS hanno mostrato una riduzione delle quantità di alimento assunto; del tempo speso per il riposo e di quello dedicato alla ruminazione.
Le forme più gravi di mastite clinica richiedono generalmente l’intervento del veterinario, in questi casi le vacche colpite mostrano forti segni sofferenza e l’associazione di un FANS alla terapia antibiotica può fornire un valido aiuto alla risoluzione della malattia.
L’effetto positivo dei FANS sulla riduzione dei sintomi nelle forme cliniche indotte sperimentalmente è assodato, tuttavia, sui benefici dei FANS nei casi che si verificano naturalmente in campo la letteratura disponibile è relativamente scarna. Ad esempio una recente ricerca sull’argomento ha riscontrato effetti positivi e di breve durata solo sulle mastiti lievi mentre su quelle moderate i ricercatori non hanno registrato evidenti miglioramenti, suggerendo un problema di dosaggio in relazione con l’entità del quadro sintomatologico.
A prescindere dalla terapia adottata, l’utilizzo dei FANS nel trattamento delle mastiti cliniche dovrebbe sempre essere considerato da allevatori e veterinari, ponendo particolare attenzione al dosaggio di questi farmaci; ridurre il dolore e la sofferenza delle bovine affette da queste infezioni intramammarie può avere effetti positivi non solo sugli animali ma anche sul bilancio aziendale grazie ad una riduzione dei tempi richiesti per la guarigione.
Fonte: Kenneth E. Leslie e Christina S. Petersson-Wolfe – Mastitis isn’t pain free – Hoard’s Dairyman (Ott. 2013)
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