L’individuazione dei casi di mastite nella mandria e la determinazione degli agenti eziologici che ne sono la causa non devono essere basati su ipotesi. È quindi necessario utilizzare strumenti diagnostici corretti e validati.
Per affrontare correttamente il “problema mastite”, è necessario un approccio mirato. Nel caso delle mastiti cliniche e subcliniche, le decisioni in merito al trattamento più adeguato da utilizzare per risolvere il problema possono essere prese solo quando gli allevatori e i veterinari utilizzano correttamente i metodi diagnostici disponibili. Questo permette di prendere decisioni razionali e specifiche per ogni singola realtà.
Come individuare il patogeno causa del problema?
Coltura batterica in laboratorio: è considerata da decenni il gold standard per individuare i batteri causa di mastite. È una tecnica affidabile che, se utilizzata da personale di laboratorio qualificato, permette una diagnosi molto accurata. Quando è abbinata a campionamento in condizioni di sterilità, dalla coltura batterica ottenuta dai singoli quarti si dovrebbero ottenere dal 25 al 40 per cento di campioni negativi. Questi valori dovrebbero essere utilizzati come indicatori di un’eccellente tecnica di campionamento e come un utile fonte di corrette informazioni.
Vantaggi: la cultura batterica permette di ottenere una diagnosi molto specifica e affidabile a un costo contenuto. Essa rimane, e probabilmente rimarrà a lungo, il miglior strumento diagnostico per prendere decisioni a livello di singolo quarto e di singolo animale. Inoltre, la coltura batterica può essere un utile strumento di screening per l’individuazione di agenti patogeni nel latte di massa.
Svantaggi: secondo il tipo di patogeno agente di mastite e la distanza che separa la stalla dal laboratorio, il tempo necessario per avere i risultati della coltura batterica può essere eccessivo. Nonostante diversi studi hanno dimostrato che un leggero ritardo nell’intraprendere la terapia dei casi di mastite non ha effetti negativi sul successo terapeutico, un intervallo eccessivamente lungo non è mai auspicabile poiché può inficiare negativamente sul successo della terapia.
Coltura batterica in allevamento: l’obiettivo della cultura batterica effettuata direttamente in allevamento è quello di stabilire quali batteri vivi sono presenti nei campioni analizzati e a quali famiglie essi appartengono. Se il campionamento è eseguito correttamente e sono applicate le corrette tecniche di coltura, i risultati ottenuti possono essere molto accurati.
Vantaggi: la coltura batterica effettuata in allevamento è caratterizzata dalla riduzione della tempistica necessaria per ottenere i risultati e da costi ridotti, utilizzando la manodopera aziendale.
Svantaggi: i laboratori specializzati in indagini microbiologiche svolgono verifiche giornaliere sulla qualità degli strumenti e delle tecniche utilizzate al fine di garantire sempre il massimo dell’affidabilità, al contrario la precisione e l’affidabilità della coltura batterica effettuata in allevamento dipendono molto dai protocolli di manutenzione intrapresi da ogni singola azienda e dal grado di formazione del personale. La diagnosi delle mastiti da Micoplasma non è praticabile a livello aziendale perché questo patogeno richiede condizioni di crescita particolari che sono riproducibili solo in laboratorio.
Polymerase Chain Reaction: la PCR utilizza frammenti di DNA proveniente da batteri agenti di mastite, e da eventuali contaminanti, e li replica. Dopodiché lo strumento confronta il segmento di DNA replicato con il codice genetico dei patogeni in grado di causare mastite. La maggior parte dei laboratori che eseguono questo test utilizza diversi pannelli, che consentono di confrontare il DNA estratto dai campioni con il codice genetico di numerosi patogeni. In teoria, per ogni patogeno presente nel pannello selezionato, questa tecnica dovrebbe essere accurata al cento per cento. La PCR è in grado di individuare la presenza di un patogeno nel latte, anche se la sua concentrazione è molto bassa. Molti campioni analizzati tramite PCR saranno positivi per più ceppi batterici, anche se il campionamento è avvenuto in modo completamente asettico. Questo può essere fuorviante, poiché la maggior parte delle infezioni mammarie è tipicamente causata da un unico ceppo.
Vantaggi: la PCR può fornire i risultati in tempi molto ridotti, in particolare per agenti patogeni quali Micoplasma. Questa tecnica, inoltre, può identificare anche la presenza di batteri morti, che non sarebbero cresciuti nella classica coltura batterica. Ciò si traduce in risultati caratterizzati da pochissimi campioni classificati come negativi. Anche se questa caratteristica a prima vista può sembrare vantaggiosa, molti considerano questo fenomeno come un potenziale svantaggio. In queste condizioni, infatti, diventa difficile giustificare l’inizio di una terapia antibiotica non sapendo se i batteri presenti nel campione sono vivi o morti.
Proprio perché la PCR è così “sensibile”, molti esperti sono scettici in merito al reale valore diagnostico dei risultati ottenuti tramite questa tecnica, inoltre la presenza di quantità anche minime di latte residuo rischia di produrre un certo numero di falsi positivi.
Svantaggi: la PCR è il più costoso strumento diagnostico presente sul mercato. Essendo una tecnica relativamente nuova, con la capacità di rilevare quantità molto piccole di agenti patogeni, molti esperti del settore non sono in grado di interpretare i risultati e convertirli in una strategia di gestione atta ad affrontare correttamente il problema delle infezioni mammarie in allevamento. La PCR produce un numero molto ridotto di risultati negativi poiché è dotata di una sensibilità molto elevata, questo può condurre al trattamento antibiotico di animali che sono in realtà falsi positivi a causa di batteri patogeni secondari oppure ormai morti presenti all’interno del campione.
Come eseguire correttamente lo screening per la ricerca d’infezioni mammarie?
California Mastitis Test: il CMT è un vecchio metodo che utilizza un tensioattivo per rompere la parete delle cellule somatiche, provocando la liberazione del loro materiale genetico che gelifica nella soluzione. Questo test non permette di identificare la causa di mastite ma conferma solo che il latte prodotto dal quarto in questione presenta SCC elevata. La sensibilità, o la capacità di rilevare un quarto veramente infetto, è molto variabile. Detto questo, il CMT rimane un eccellente test di screening per individuare i casi di mastite subclinica.
Vantaggi: questo test fornisce risultati quasi immediati ed è caratterizzato da un costo molto ridotto. Anche se non è in grado di identificare l’agente eziologico specifico, la facilità di utilizzo e la velocità con la quale si ottengono i risultati lo rende il prototipo ideale di un test per eseguire uno screening su un numero molto elevato di animali.
Svantaggi: i risultati del CMT sono molto soggettivi, poiché spesso sono interpretati in maniera diversa da persona a persona. Indipendentemente da chi esegue il test, esso tende a essere più adeguato per l’individuazione di quarti con SCC molto elevata piuttosto che per individuare quarti con SCC lievemente elevata.
Il risultato ottenuto con il CMT non è paragonabile a una vera conta cellulare e non può essere utilizzato per stabilire un’adeguata terapia.
Conducibilità elettrica: il latte, proprio come l’acqua, è un ottimo conduttore di corrente elettrica. I sensori di conducibilità misurano la resistenza che il campione di latte offre alla corrente elettrica che lo attraversa.
Quando il quarto diventa infetto, e si verifica una risposta immunitaria, la composizione elettrolitica del latte cambia. Questo cambiamento modifica le proprietà di conducibilità elettrica del latte. La misurazione della conducibilità ha la reputazione di individuare un gran numero di animali positivi ma di essere poco precisa. Proprio a causa di questa caratteristica, la misurazione della conducibilità come indicatore di mastite è controversa.
Vantaggi: la maggior parte dei sensori forniscono risultati numerici che sono facilmente interpretabili in modo univoco da diversi operatori. Questo permette agli allevatori di stabilire una soglia di allarme specifica per ciascun l’allevamento che consente di migliorare ulteriormente la precisione di rilevamento.
Svantaggi: la misurazione della conducibilità è tuttora un argomento controverso, anche dopo molti anni dalla sua introduzione. I risultati sono piuttosto limitati nei diversi sistemi presenti sul mercato, e i sensori variano notevolmente in termini di costi.
Nei piani di controllo di qualità del latte di maggior successo, deve esserci spazio per ciascuno di questi sistemi. Conoscere come funzionano e quali sono i loro punti di forza, aiuta ciascun allevatore a massimizzare le informazioni disponibili per il controllo delle mastiti mantenendo bassi i costi.
da Hoard’s Dairymen 2013
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