Il controllo della mastiti rappresenta un punto focale della gestione sanitaria dell’allevamento e, nell’ottica di tale controllo, anche la lotta alle mosche dovrebbe essere presa in considerazione poiché esse svolgono un’azione deleteria sulla sanità della mammella, in particolar modo durante il periodo estivo. Ad esempio, in alcuni Paesi nord-europei la “summer mastitis” (causata da Trueperella / Arcanobacterium pyogenes) rappresenta una problematica non indifferente e per il controllo di tale forma di mastite risulta di notevole importanza la lotta alle mosche che sono in grado di diffondere l’agente da una mammella all’altra.
I trattamenti mirati a combattere mosche e tafani sovente vengono effettuati solo nelle aree limitrofe alla stalla, tralasciando così le strutture dove sono stabulati gli animali e permettendo alle mosche di proliferare liberamente, soprattutto durante i periodi caldo-umidi. Tale situazione può ripercuotersi negativamente sulle bovine sia per l’azione di disturbo che questi insetti svolgono su animali già stressati dalle elevate temperature sia per la possibile diffusione di malattie infettive, mastiti comprese.
Dal punto di vista sanitario destano particolare preoccupazione le mosche ematofaghe; ad esempio Haematobia irritans, una piccola mosca diffusa in Europa e Nord America, pur prediligendo la schiena degli animali può parassitare anche le mammelle, soprattutto quelle delle manze. Tale mosca è in grado di trasmettere S. aureus pungendo le bovine a livello dei capezzoli, infatti, Haematobia irritans penetra la cute dell’ospite attraverso un rostro per poi succhiarne il sangue, durante questa operazione S. aureus viene impiantato nei tessuti mammari trovandosi così in una posizione vantaggiosa per penetrare nel canale del capezzolo, inoltre, l’infezione risulta ulteriormente agevolata delle lesioni (escare e ascessi) conseguenti alla puntura della mosca (maggiori informazioni su H. irritans possono essere reperite su QUESTA PAGINA). Un efficace controllo di questi insetti può ridurre l’incidenza di mastiti da S. aureus nelle primipare appena entrate in lattazione in aree a rischio, come illustrato nel grafico sottostante:
Le tecniche di lotta alle mosche possono essere molteplici, in primo luogo è fondamentale il controllo e la sanificazione dell’ambiente con particolare attenzione per le deiezioni, le fonti idriche e i resti di alimento che favoriscono la proliferazione di questi insetti, tuttavia, questo controllo ambientale può non risultare sufficiente rendendo pertanto necessari ulteriori interventi (trappole, fumigazioni, ecc.) anche più mirati alla difesa degli animali (stick auricolari, insetticidi pour-on e regolatori della crescita). Secondo uno studio dell’università della Louisiana l’applicazione di un insetticida pour-on ogni 2 settimane per 6 settimane seguita da quella di uno stick auricolare ha ridotto dell’83% le infezioni da S. aureus nelle primipare ad inizio lattazione, mentre, l’università della Georgia ha riscontrato un’elevatissima riduzione delle lesioni da mosche nelle 48 ore successive all’applicazione dell’insetticida pour-on, inoltre, ripetendo il trattamento ogni 2-4 settimane il livello di lesioni si è mantenuto molto basso fornendo ai capezzoli il tempo di guarire.
In conclusione, è importante non sottovalutare il problema della mosche e, in generale, degli insetti ematofagi che possono colpire le bovine; valutare l’estensione di tale problema a livello aziendale e prendere le dovute contromisure può migliorare significativamente lo stato sanitario della mandria e ridurre la diffusione di alcuni particolari tipi di mastite.
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