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Asciutta quanto deve durare?


In funzione del continuo e consistenze aumento delle produzioni, da alcuni anni molti allevatori stanno progressivamente riducendo la durata dell’asciutta. Infatti, molti animali arrivano agli ultimi due mesi prima del parto con produzioni superiori ai 20 litri giorni.  Per non perdere tale quantità di latte quindi l’allevatore ritarda la messa in asciutta della bovina che ormai tende a essere più vicina ai 45 se non meno invece dei canoni 60 giorni. La domanda che si sono posti diversi ricercatori del settore è se tale riduzione avesse delle conseguenze sulla sanità e sulla produzione nella successiva lattazione.

Già alcuni lavori italiani avevano dimostrato che, sebbene non vi fossero evidenti effetti sulla sanità, sia la risposta immunitaria sia la produzione erano inferiori nei soggetti che avevano un’asciutta di 45 giorni o meno rispetto ai 60 giorni.

Recentemente all’Università di Washington (Church et al. 2008) è stata effettuata un’indagine confrontando sanità e produzione in 4 diversi allevamenti confrontando lunghezze di asciutta di 60, 45 e 30 giorni. I risultati ottenuti hanno dimostrato che la sanità della mammella non è influenzata dalla durata di asciutta. Il tasso di guarigioni osservato è risultato essere infatti compreso tra 72 e 74% per le tre diverse durate di asciutta. Altrettanto, quando sono state considerate le nuove infezioni dopo parto, il tasso è risultato essere compreso tra 7 e 9%, anche in questo caso senza differenze statisticamente significative.

Le vere differenze sono state osservate quando è stata considerata la produzione. Se infatti gli animali che hanno avuto 60 giorni di asciutta hanno prodotto nella successiva lattazione 11.900 kg di latte, quelli con 45 giorni ne hanno prodotto 11.100 e solo 10.700 quelli con 30 giorni di lattazione, differenza che è risultata statisticamente significativa. La differenza di 1.200 kg corrisponde alla produzione di 60 giorni a una media di 20 kg al giorno. Appare quindi evidente che il potenziale guadagno riducendo l’asciutta a 30 giorni costa il doppio nella successiva lattazione.

Questo lavoro americano conferma quindi le osservazioni fatte anche nel nostro Paese che l’accorciamento dell’asciutta non rappresenta un rischio diretto per la sanità dell’animale, ma le conseguenze a livello produttivo rendono tale pratica dannosa per l’economia dell’allevamento.

A cura di Alfonso Zecconi

Il link per scaricare il riassunto in inglese del lavoro è il seguente: church 08


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