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Bottiglia mezza piena o mezza vuota ?

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Lo scorso 23 settembre la Conferenza Stato-Regioni (scarica il testo) ha raggiunto un accordo riguardante l’utilizzo del latte che superi i limiti previsti dalla normative europea 853/2004 (100.000 UFC /ml per la carica batterica e 400.000 cellule/ml per le cellule somatiche).

Contrariamente a quanto ritenuto da molti, la famigerata deroga prevista nella legge 54/97 che permetteva l’utilizzo del latte non conforme per la produzione di formaggi con stagionatura superiore a 60 giorni non è mai decaduta.


Si è quindi venuta a creare una situazione paradossale: da un punto di vista legale è ed era possibile produrre formaggio (compreso Parmigiano Reggiano e Grana Padano) con latte ad elevatissimo contenuto in batteri e cellule (ovviamente con gravi conseguenze a livello di caseificazione).

L’accordo Stato-Regioni prevede la definizione di un piano di rientro così riassumibile:

dal 1/01/2011 è possibile destinare latte con meno di 200.000 UFC/ml e meno di 700.000 cellule/ml alla produzione di formaggio con stagionatura superiore a 60 gg.

Dal 30/06/2011 tali limiti divengono rispettivamente 100.000 UFC/ml e 600.000 cellule/ml

Dal 30/06/2012 tali limiti divengono rispettivamente 100.000 UFC/ml e 500.000 cellule/ml

Dal 1/07/2013 vengono applicati i limiti previsti dalla 853/2004 (100.000 UFC/ml e 400.000 cellule/ml)

Il latte che non rientrasse nei limiti indicati è considerato non conforme e non può essere destinato al consumo alimentare umano in qualsiasi forma.

Dov’è la parte “piena” della bottiglia ? Nel fatto che dopo 13 (tredici !!) anni abbiamo una chiara definizione di latte non conforme e come tale non destinabile al consumo alimentare umano.

Dov’è la parte vuota della bottiglia ? Nel fatto che solo dopo quasi 17 (diciassette !!!!!) anni dell’entrata in vigore della 54/97 avremo la piena applicazione di tale legge. Come persona che lavora in questo ambito da ormai oltre 25 anni e come socio del MCI non posso che essere amareggiato e frustrato dal fatto che ad oggi molti componenti della filiera del latte, gli allevatori per primi, non abbiano ancora compreso quanto sia costato loro e quanto costerà il non aver affrontato con logica e rigore tali problemi. Molti si sono infatti illusi che il mantenere tale stato fosse “un affare”, mentre nella realtà è una malattia diffusiva potenzialmente mortale che ha progressivamente colpito sempre più produttori che, come i fatti dimostrano, sono e saranno costretti a chiudere i propri allevamenti perché inefficienti.

Oggi c’è un traguardo ben preciso e, si spera, assenza di spazi per i compromessi. L’augurio è che non si aspetti il 1/07/2013 per affontare concretamente i problemi, ma si cerchi di lavorare tutti insieme fin d’ora per essere pronti quando finalmente tali limiti per la qualità del latte dovranno essere applicati.

Alfonso Zecconi

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