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Eliminare le vacche non evita il “cambiamento climatico”



Il cambiamento climatico è un tema attualissimo e che, direttamente o indirettamente, porta a mettere in discussione il ruolo della zootecnia ed in particolare degli allevamenti di bovini da latte.

Il sito di US Dairy, che rappresenta gli allevatori di bovine da latte e la relativa filiera produttiva ha recentemente presentato i dati raccolti da un team di ricercatori della Virgina Tech e del Dipartimento dell’Agricoltura degli US (USDA) che ha dimostrato come l’eliminazione di tutte le bovine da latte americane porterebbe ad una riduzione dei gas serra (GHG) di solo lo 0,7%, riducendo però drammaticamente la disponibilità di nutrienti essenziali per l’uomo, mancando i prodotti lattiero-caseari.

La produzione di latte è causa di circa l’1,3% di tutte le emissioni di GHG americane, per confronto l’industria dei trasporti rappresenta il 28% delle emissioni totali. Se si riconvertisse tutto il terreno oggi destinato alla produzione di foraggi per le bovine a produzione di frutta ed ortaggi porterebbe ad un aumento delle emissioni e ad una riduzione di nutrienti quali calcio, vitamina D e B12, riboflavina ed acido α-linolenico. Se invece si producessero soprattutto frutta secca, si avrebbe una riduzione delle emissioni, ma altrettante carenze nutrizionali.

L’eliminazione delle bovine porterebbe inoltre alla mancanza di fertilizzanti (liquami e letame) che verrebbero sostituiti da quelli di sintesi con un aumento delle emissioni di GHG.

Gli allevatori americani sono consapevoli del problema e lo stanno affrontando da tempo. Nel 2017 rispetto a 10 anni prima si è fortemente ridotta la richiesta di acqua (-30%), di terra (-21%) e l’impronta carbonica si è ridotta del 19%. L’obiettivo degli allevatori americani è di continuare a trasformare alimenti non edibili per l’uomo in prodotti lattiero-caseari ad alto valore nutrizionale e, nel contempo, di raggiungere il traguardo della neutralità per quanto riguarda l’impronta carbonica.

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