Un recente articolo pubblicato in USA ha riportato i dati relativi alle preferenze dei consumatori in tema di latte. In California lo stato richiede che il latte da bere abbia il 25% di proteine, il 33% di calcio e il 33% di potassio in più di quanto richiesto dalle leggi federali americane. I produttori californiani si sono chiesti se questo latte fosse più buono da un punto di vista organolettico (oltre che dal punto di vista qualitativo) e, soprattutto, se i consumatori fossero disposti a pagare un prezzo più elevato per comprare questo latte.
Le indagini di mercato, svolte a livello nazionale, hanno dato dei risultati sicuramente interessanti. Infatti l’indagine ha dimostrato che:
– I consumatori hanno dato una lieve preferenza (+2%) al gusto del latte californiano a maggior valore nutritivo, preferenza che saliva la 6% a livello di latte intero che scremato.
– L’aspetto del latte (colore, consistenza, sapore…) è stato considerato migliore nel latte californiano
– Il concetto di latte a maggiore valore nutritivo è stato molto apprezzato dai consumatori (9 su una scala con max a 10)
– Il 78% dei consumatori, a vario grado, si è detta disponibile a comprare tale latte, anche ad un prezzo maggiore (disposti a pagare fino a quasi 40 centesimi/litro in più).
– La maggior parte dei consumatori ha dichiarato che cambierebbe il negozio per trovare il latte californiano
– L’86% degli intervistati ha dichiarato che avrebbe preferito il latte a maggior valore nutritivo a quello standard
Sicuramente il mercato italiano non è quello statunitense, ma questa indagine mostra come anche in mercati cosiddetti “maturi” e con un prodotto di base per l’alimentazione c’è spazio per prodotti che dimostrino una qualità organolettica e nutrizionale superiore e, per questo, si è anche disposti a pagare di più. Una volta ancora questo indica che la qualità paga e si può far pagare.
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