I potenziali benefici nell’uso degli ormoni per la riproduzione sono notevoli, tuttavia lo sono anche i rischi…
Durante l’ultimo convegno della DCRC* (Dairy Cattle Reproduction Council) si è svolto un’interessante dibattito sull’impiego degli ormoni per il miglioramento delle performance riproduttive
La sincronizzazione degli estri è una pratica largamente diffusa nei Paesi industrializzati e che, generalmente, fornisce ottimi risultati; tuttavia recentemente si è diffusa una certa preoccupazione tra alcuni produttori USA riguardo al possibile impatto negativo dal punto di vista mediatico dell’impiego di ormoni e, di conseguenza, gli eventuali riflessi sui consumatori.
Utilizzo Degli Ormoni: Sì, No, Forse?
I vantaggi delle terapie ormonali sono indiscutibili in tutte quelle bovine dove non è possibile identificare i calori così come in quelle che non riescono a rimanere gravide. Inoltre, la sincronizzazione è un grosso aiuto alla fecondazione artificiale programmata. In questi casi la risposta all’interrogativo sull’impiego degli ormoni è sì.
L’utilizzo degli ormoni è sempre e assolutamente necessario per ingravidare le bovine? In questi termini la risposta è no. Le vacche restavano gravide anche prima dell’avvento dei trattamenti ormonali e ritenere questi indispensabili a prescindere rappresenta un errore; risulta ancora possibile ingravidare le bovine senza l’impiego di ormoni e, anzi, è spesso sinonimo di un buon lavoro gestionale.
Le pratiche gestionali possono sostituirsi interamente ai trattamenti ormonali per l’identificazione dei calori e la sincronizzazione degli estri? La risposta attualmente è ancora in forse. Ai fini di limitare il ricorso ai farmaci è importante prima di tutto identificare e correggere gli eventuali errori di management della riproduzione così come i limiti strutturali veri e propri della stalla. In futuro la diffusione di pratiche sempre più avanzate per l’identificazione degli estri (es. test del progesterone on-farm per bovine in lattazione) potrà essere di grande aiuto per ovviare a queste problematiche.
Attualmente, negli Stati Uniti, il problema dell’impiego degli ormoni per la sincronizzazione degli estri non presenta una risonanza mediatica rilevante e i consumatori non sembrano interessati all’argomento. Tuttavia l’argomento si presta molto bene a storpiature e distorsioni da parte di chi ricerca facili sensazionalismi. Data la larga diffusione di questi trattamenti (fino 35% – 50% delle bovine statunitensi) tale rischio è decisamente significativo e risulterebbe utile prepararsi per tempo, non tanto alla difesa ad oltranza degli ormoni, quanto più all’informare correttamente i consumatori e, possibilmente, ragionare con loro.
I Possibili Interrogativi Del Consumatore
Ai fini di prepararsi ai possibili scenari futuri risulta utile porsi, per un attimo, nell’ottica del consumare e provare a prevedere quali interrogativi esso potrebbe porsi sull’argomento. Di primo acchito le domande potrebbero essere: il trattamento è sicuro per la bovina? I farmaci sono impiegati nel rispetto delle leggi e secondo le istruzioni? La somministrazione viene effettuata con la supervisione di un veterinario? Anche nei casi in cui la risposta sia affermativa a tutti questi quesiti altri dubbi, ancor più difficili da dipanare, potrebbero sorge quali: il farmaco è necessario? È logico trattare? Ci sono delle alternative?
Da un lato bisogna tener presente l’esempio di allevamenti che hanno buoni risultati riproduttivi (identificazione dei calori e gravidanze) senza impiegare la sincronizzazione e la FA programmata mentre dall’altro è utile ricordare che una percentuale cospicua di bovine (circa il 25% negli USA) non mostra un calore evidente e se non s’interviene farmacologicamente queste sono destinate al macello, ponendo l’accento sul significato terapeutico del trattamento.
Ormoni, Una Tematica Delicata
Quando si parla dell’impiego di ormoni in animali produttori di derrate alimentari l’argomento è sempre delicato; si tratta infatti di una tematica complessa che necessita di una discussione approfondita e per comprendere a pieno l’argomento potrebbero essere necessarie delle competenze tecniche che ovviamente il consumatore medio non possiede. Pertanto Il messaggio che deve passare è quello che la sicurezza alimentare viene prima di tutto, l’impiego dei farmaci non deve in alcun modo alterare il latte né lasciare residui potenzialmente nocivi per il consumatore.
In conclusione, la sincronizzazione degli estri può avere una sua ragion d’essere nella gestione della riproduzione, tuttavia bisogna tener presente che sono disponibili tecnologie alternative efficaci per l’identificazione del calore. I produttori dovrebbero esaminare oculatamente quali sono le soluzioni migliori per le loro esigenze, compresa quella di venire in contro ai bisogni dei consumatori.
* La DCRC è un’associazione USA di fama internazionale che si occupa di ricerca e divulgazione in materia di riproduzione della bovina da latte; l’associazione svolge il suo ruolo in collaborazione con diverse università e aziende farmaceutiche.
Fonte: Editoriale – Starting a difficult but Important discussion – Hoard’s Dairyman (Feb. 2012)
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