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L’influenza della temperatura nello sviluppo del vitello

La zona di neutralità termica dei vitelli rappresenta il range di temperatura al quale questi animali non necessitano di un supplemento di energia extra per mantenere la termoregolazione; questa finestra climatica varia in base all’età, alla nutrizione, alla quantità di grasso corporeo e allo spessore del mantello.

Generalmente la zona di neutralità è collocata tra 16 e 24° C. L’estremo inferiore di questo range ricopre un ruolo particolarmente rilevante nei vitelli fino a 2 – 3 settimane di vita, poiché questi animali presentano un’attiva ruminale molto limitata e quindi scarsa produzione di calore ad opera di blandi fenomeni fermentavi. Ai fini di fornire maggiore energia ai vitelli stabulati al di fuori delle temperature ottimali sono state considerate essenzialmente quattro possibilità:

  1. Fornire ai vitelli un quantitativo superiore di surrogati del latte.

  2. Fornire un quantitativo superiore di latte di scarto pastorizzato.

  3. Fornire un surrogato del latte con un maggior contenuto di grassi.

  4. Fornire un supplemento di grassi nell’alimento liquido.

Le prime due alternative potrebbero sembrare quelle più semplici e dirette, tuttavia il fabbisogno di proteine del non varia sensibilmente durante i periodi freddi e si rischia così d’implementare una dieta eccessivamente proteica. L’impiego di surrogati del latte con un maggior contenuto di grassi può portare anch’esso ad uno sbilanciamento della dieta, col rischio eccessi energetici a seconda delle variazioni climatiche e dell’età degli animali. L’utilizzo di un supplemento di grassi nell’alimento liquido risulta pertanto la scelta più vantaggiosa ai fini di una dieta equilibrata, tuttavia tale approccio richiede delle scelte gestionali ben precise, una certa pratica e, data la difficoltà di reperire in commercio dei supplenti bilanciati (indicativamente 60% di grassi e 7% di proteine), può rendersi necessario miscelare prodotti di natura diversa.

La figura 1 illustra l’impatto delle variazioni di temperatura sulla crescita del vitello a 45 kg di peso, si noti che la riduzione di soli 5,5 °C determina una calo dell’incremento ponderale giornaliero di ben 91 grammi! Inoltre dalla figura si evidenzia come a temperature particolarmente rigide (– 17,5° C) l’integrazione di grassi riesca a malapena a fornire l’energia per il mantenimento dell’animale.

Linfluenza_della_temperatura_nello_sviluppo_del_vitello_-_Fig_1

La figura 2 mostra come un ad un aumento del peso vivo di 9 kg vi sia una riduzione dell’incremento ponderale di circa 130 grammi (alla temperatura di – 1° C). A questa temperatura già a partire dai 45 kg l’apporto fornito dal surrogato è quasi nullo, inoltre all’ulteriore aumentare del peso questo apporto energetico non è sufficiente nemmeno al mantenimento del vitello e deve essere integrato con un supplemento di grassi.

Linfluenza_della_temperatura_nello_sviluppo_del_vitello_-_Fig_2

Mangimi starter, fabbisogno idrico e incremento ponderale.

I vitelli di 54 e 63 kg (fig. 2) dovrebbero assumere già un quantitativo rilevante di mangimi starter; l’impatto di questi mangimi è notevole: a – 7° C in un vitello di 54 kg l’assunzione di 113 g di starter determina un aumento dell’incremento ponderale di circa 136 g/giorno, raddoppiando la quantità di mangime si passa a 227 g/giorno (per vitelli di peso superiore i benefici sono purtroppo notevolmente ridotti).

Con l’aumentare del consumo di alimento solido incrementa anche il fabbisogno idrico del vitello, tale fabbisogno si assesta attorno al quadruplo del mangime starter assunto; oltre alla quantità di acqua fornita è opportuno tener conto anche della sua temperatura, in particolar modo durante il periodo invernale. Una ricerca svoltasi in South Dakota ha evidenziato come la temperatura dell’acqua ingerita possa ridurre la temperatura del contenuto ruminale:

  1. Riduzione di 11° C con ingestione di acqua a 8° C.

  2. 3° C con acqua a 17° C.

  3. 1 – 2° C con acqua a 27 – 37° C.

In uno studio recente, che ha abbracciato un periodo di 10 anni, i ricercatori hanno osservato che la differenza di 450 g/giorno nell’incremento ponderale prima dello svezzamento ha determinato una differenza di produzione lattea pari a 385 kg nella prima lattazione. Dopo tre lattazioni la somma di tali differenze è risultata pari a 1.034 kg. Lo studio ha inoltre evidenziato notevoli differenze dell’incremento ponderale giornaliero dei vitelli (130 g – 1.125 g), tali discrepanze rappresentano principalmente il risultato degli effetti del clima rigido. I soggetti nati durante i mesi invernali (temperatura media 0° C) investono mediamente 1.430 Kcal/giorno di energia in meno per il mantenimento rispetto a quelli nati durante mesi più temperati (media 19 – 20° C). Ogni 1.000 Kcal di energia spesa oltre il fabbisogno di mantenimento i vitelli dei mesi freddi ha portato a incrementi della produzione lattea di 235 kg durante la prima lattazione (900 kg in totale su tre lattazioni). Questi risultati sono sorprendenti e richiederebbero un ulteriore approfondimento scientifico.

Attenzione alla latitudine…

Nelle aree a clima caldo-temperato generalmente il clima invernale non viene considerato un problema, tuttavia se consideriamo una media stagionale di 10° C (4,5 – 15,5° C giornalieri) la perdita potenziale d’incremento ponderale giornaliero si assesta, in assenza di compensazione energetica, attorno a 91 g cui conseguono perdite produttive pari a 77 kg di latte sulla prima lattazione e 180 kg totali sulle prime tre lattazioni. Se consideriamo inoltre la possibilità che i vitelli nascano durante settimane particolarmente rigide, anche nelle regioni più meridionali i danni alla produzione potrebbero risultare ben più pesanti.

In definitiva un approccio corretto alla nutrizione dei vitelli, che tenga conto altresì delle temperature stagionali, rappresenta un importante investimento per la futura carriera produttiva di questi animali.

Fonte: A. F. KertzCold weather impedes calf growth – Hoard’s Dairyman (Nov. 2011)

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