Spesso viene sottovalutato il rischio rappresentato dallo S.aureus meticillino-resistente (MRSA), che però è in grado di creare un focolaio che interessa molti animali dell’allevamento, come segnalato in un recente articolo di R.Falk, pubblicato nel report IDF, in cui si descrive il problema in un allevamento israeliano.
È noto che S. aureus è una delle principali cause di mastite da contagiosi. In base ai risultati delle analisi sul latte inviato al Laboratorio per la sanità della mammella e qualità del latte (UHL), in Israele è responsabile del 2% dei casi di mastite subclinica e di circa il 3% dei casi clinici.
La prevalenza di S.aureus MRSA è stata monitorata dal 2011 mediante coltura batterica su terreno selettivo, e i risultati sono riportati in tabella:
Il numero degli isolamenti è aumentato drasticamente nel febbraio 2018, quando sono aumentati i campioni positivi provenienti da un unico allevamento. Si trattava di una stalla con 1050 vacche in lattazione, che utilizzava una giostra di mungitura a 60 posti, con valori relativamente alti di cellule (350.000 cellule/ml). L’andamento delle positività da S.aureus MRSA è presentato nel grafico:
Alla fine di giugno 142 animali, pari al 13% delle vacche, erano positivi per S.aureus, e nel 98% dei casi si trattava di MRSA. L’antibiogramma indicò che si trattava di un ceppo resistente a penicillina, oxacillina, cefoxitina, cefalessina/kanamicina e marblofloxacina. Era invece suscettibile a cefchinome, spectinomicina/lincomicina e rifaximina. Isolamenti rappresentativi sono stati genotipizzati con PCR e sequenziamento, e hanno mostrato caratteristiche tipiche del ceppo di MRSA associato agli allevamenti (LA-MRSA).
Questo focolaio ha rappresentato una situazione insolita per gli allevamenti israeliani, dove anche la prevalenza di S.aureus è bassa.
Nel 2018 ci sono state altre positività in altri 5 allevamenti in Israele, ma con un numero decisamente inferiore di animali contagiati (da 1 a 11 animali positivi in allevamenti con un numero di vacche in lattazione compreso tra 55 e 300).
Questo è stato un caso particolarmente grave, che dimostra come la possibilità che questo pericoloso patogeno si diffonda non sia remota. Al momento in Italia i casi sono stati sporadici e ci auguriamo che non capiti quello che è successo in Israele. Per evitare che una situazione simili si verifichi, è importante che i veterinari e gli allevatori siano particolarmente attenti a fare un uso prudente degli antibiotici.
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