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Mezzo secolo di lotta a S. aureus – Seconda Parte

I progressi raggiunti negli ultimi cinquant’anni sono stati notevoli, tuttavia, S. aureus rappresenta tutt’oggi un’importantissima causa di danni economici in numerosi allevamenti

L’efficacia della terapia antibiotica endomammaria nelle primipare prossime al parto è stata ampiamente studiata, queste bovine quando trattate tra le due e le quattro settimane prima del parto mostrano buoni tassi di guarigione, tuttavia, l’impatto di questo approccio terapeutico sulla produzione e sulla qualità del latte può variare sensibilmente e, a seconda dell’allevamento, non fornire alcun beneficio o risultare addirittura dannoso poiché durante la somministrazione il beccuccio può veicolare batteri all’interno della mammella.

L’igiene durante le operazioni di mungitura rappresenta il punto di maggior criticità per il controllo di S. aureus poiché, come già ribadito, il principale serbatoio d’infezione è rappresentato dalle mammelle delle bovine infette che sono in grado di trasmettere il patogeno alle vacche sane durante la mungitura. Particolare attenzione deve essere pertanto posta all’igiene durante le fasi della mungitura adottando importanti accorgimenti quali, ad esempio: non riciclare il materiale monouso; indossare i guanti; eseguire con cura le operazioni di pre- e post-dipping con particolare attenzione nella scelta e nel corretto impiego del disinfettante post-mungitura.

L’adozione di un principio attivo efficace per la terapia in asciutta è di vitale importanza, mentre, per quanto riguarda un eventuale trattamento in lattazione la decisione deve essere presa con attenzione tenendo conto dello storico della malattia in allevamento e del tasso di risposta nelle terapie precedenti. Ulteriori misure di controllo sono rappresentate dalla riforma delle vacche con mastiti croniche; la formazione di gruppi sanitari; la corretta pulizia e manutenzione dell’impianto di mungitura; lo screening delle manze e delle vacche allevate o acquistate per la rimonta.

L’impatto delle mastiti da S. aureus può variare notevolmente da un allevamento all’altro, nei casi più gravi un ceppo dominante in grado di indurre un elevato numero d’infezioni croniche e di resistere alla terapia antibiotica può richiedere l’adozione di misure sanitare molto stringenti e la riforma di numerosi animali, mentre, negli allevamenti con casi sporadici causati da ceppi differenti tra loro gli interventi necessari possono essere minimi e riguardare solamente un numero limitato di bovine.

L’efficacia della profilassi vaccinale viene studiata da molti anni, tuttavia, ad oggi nessun prodotto ha dimostrato una vasta efficacia nella prevenzione dei contagi. I risultati incoraggianti riscontrati in vitro e in condizioni sperimentali sovente non si sono verificati anche in condizioni di campo dove questi vaccini si sono rivelati inefficaci o efficaci solo in parte. Al momento i migliori risultati forniti dalla vaccinazione sono stati la riduzione dell’incidenza delle forme cliniche e quella delle infezioni in generale in bovine vaccinate già da manze e che hanno subito richiami regolari durante tutta la loro vita; in entrambi i casi il rapporto costi-benefici deve essere valutato in relazione alle condizioni dell’allevamento.

In conclusione, negli ultimi cinquant’anni i progressi nella lotta a Staphylococcus aureus sono stati notevoli ciononostante questo batterio resta una delle principali cause di mastite in numerose aziende; il controllo di tale patogeno non può prescindere da una rigorosa routine di mungitura che ponga l’igiene come obiettivo primario. Le scelte gestionali mirate alla riduzione o all’eradicazione del patogeno possono variare a seconda di diverse condizioni quali contagiosità, persistenza dell’infezione, risposta alla terapia e conseguenze sulla produzione; tali decisioni tuttavia non possono essere prese con efficacia senza avere a disposizione una solida base di dati relativi all’andamento delle mastiti in allevamento. La diagnostica di laboratorio ricopre tutt’ora un ruolo di primaria importanza ed, in alcuni casi, la tipizzazione del ceppo dominante può fornire informazioni vitali ai fini del suo controllo. In fine, la vaccinazione non risulta ad oggi una pratica raccomandabile e può fornire risultati utili solo in alcune particolari condizioni.

Fonte: John R. Middleton – S. aureus mastitis: what have we learned in 50 years? – Hoard’s Dairyman (nov. 2013)

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