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Mortalità dei vitelli: fattori di rischio

La mortalità dei vitelli è un’importante causa di perdite economiche negli allevamenti di bovine da latte italiani.

La morte di un vitello rappresenta un costo per l’allevatore sia a causa della perdita legata al valore del vitello sia per la perdita di potenziale genetico utilizzabile per il miglioramento della mandria.

Inoltre, alti tassi di mortalità riducono il numero di animali giovani da utilizzare per la rimonta o per aumentare le dimensioni della mandria. Questo può condurre alla necessità di acquistare animali aumentando ulteriormente i costi.

Il rischio di mortalità è significativamente più elevato durante le prime tre settimane di vita del vitello. La mortalità durante il parto e nelle prime 24-48 h post-partum è definita come perinatale ed è principalmente dovuta a problemi di distocia. Spesso la mortalità perinatale è scarsamente documentata e può essere sottovalutata a causa della mancanza di registrazione a livello d’allevamento. Le principali cause di morte dei vitelli durante il primo mese di vita sono invece legate a patologie gastrointestinali e respiratorie; l’elevata incidenza di queste patologie è dovuta a:

  1. Condizioni ambientali e di stabulazione non adeguate.

  2. Ritardata/insufficiente assunzione del colostro oppure somministrazione di colostro di scarsa qualità.

  3. Errata gestione dell’alimentazione.

Le inadeguate condizioni ambientali e alimentari sono un’importante fonte di stress per i vitelli e possono compromettere la risposta immunitaria, il tasso di crescita, la resistenza alle malattie, e il benessere.

Il colostro è fondamentale per consentire un adeguato sviluppo del sistema immunitario e per soddisfare i fabbisogni nutrizionali dell’animale. Esso rappresenta, infatti, un’importante fonte di principi nutritivi, anticorpi e fattori antimicrobici per il vitello appena nato. Molti esperti raccomandano di separare il vitello dalla madre entro 1-2 ore dopo la nascita al fine di alimentarlo con un volume noto di colostro utilizzando un biberon oppure una sonda esofagea, durante il primo pasto dovrebbe essere somministrata una quantità di colostro pari al 10-12% del peso corporeo del vitello (ad esempio 3,8 litri per un vitello di 43 kg). La precoce separazione del vitello dalla madre, al massimo entro dodici ore dalla nascita, è anche suggerita al fine di diminuire il rischio di esposizione a patogeni ambientali e per facilitare le prime cure del neonato. In particolare, per la prevenzione della paratubercolosi, sarebbe meglio separare il vitello dalla madre entro quattro ore perché il contatto del neonato con le feci della bovina adulta è il fattore di rischio più importante per il contagio.

La quantità di latte, o di un suo sostituto, somministrato giornalmente ai vitelli dovrebbe essere pari al 10-12% del loro peso vivo. Recentemente alcuni studi hanno dimostrato che la somministrazione di quantità superiori di latte ha notevoli vantaggi. Questi studi hanno dimostrato che, somministrando una quantità di latte pari al 20% del peso corporeo, i vitelli mostrano un tasso di crescita più elevato, riduzione dell’età cui si ha il primo parto, un migliore sviluppo della mammella e un aumento della produzione di latte durante la prima lattazione.

Gli obiettivi dello studio oggetto del presente articolo sono i seguenti:

  1. 1.Determinare le relazioni esistenti tra la mortalità dei vitelli allevati e le pratiche gestionali in un campione di allevamenti di bovine da latte dell’Italia settentrionale.

  2. 2.Identificare i principali fattori di rischio responsabili di tassi di mortalità elevati.

Per raggiungere tali obiettivi è stato individuato il target di studio costituito da ventotto allevamenti di bovine da latte situati in aree pianeggianti dell’Italia settentrionale.

Un questionario è stato distribuito a ciascun allevatore al fine di raccogliere informazioni riguardanti: caratteristiche della mandria, dati produttivi, operazioni svolte di routine in merito alla gestione dei vitelli, stabulazione dei vitelli e numero di vitelli di sesso femminile morti prima dello svezzamento.

Per quanto riguarda i risultati, ottenuti attraverso l’elaborazione dei dati raccolti tramite i questionari, la mortalità dei vitelli di sesso femminile ha mostrato un’elevata variabilità tra i diversi allevamenti. La mortalità perinatale (durante il parto ed entro ventiquattro ore dalla nascita) media è stata dell’8.82%, simile alla percentuale media del 7,9% riportata in letteratura.

Il valore massimo della mortalità perinatale è stato molto elevato (30,8%) e circa un terzo degli allevamenti (28,6%) ha mostrato percentuali superiore al 10%.

La mortalità precoce (da ventiquattro ore di vita fino allo svezzamento) media è stata dell’8,9, molto superiore rispetto al valore di riferimento riportato in letteratura che si attesta al 3,4%.

Nel 35,7% degli allevamenti la mortalità precoce del vitello era superiore al 10% con un valore massimo del 28%.

Le dimensioni della mandria non hanno influenzato la mortalità dei vitelli allevati: il gruppo di quattordici aziende con più di 150 vacche in lattazione presentavano tassi di mortalità perinatale del 9.39% e una mortalità precoce del 9,16%, dato simile alle percentuali medie di mortalità delle quattordici aziende agricole più piccole (7.69% e 8.38%, rispettivamente).

Questo dato è giustificato dal fatto che nei grandi allevamenti, l’operatore che cura i vitelli è più qualificato e dedica più tempo a quest’attività rispetto alle piccole aziende.

Attraverso un procedimento statistico, attuato mediante analisi delle corrispondenze multiple, è stato possibile determinare quali fattori gestionali tra quelli presi in considerazione hanno un effetto maggiore sulla mortalità dei vitelli.

Questo tipo di analisi ha permesso di suddividere i vitelli allevati negli allevamenti presi in considerazione in due gruppi, il primo con basso tasso di mortalità precoce (<10%) e il secondo con tasso di mortalità precoce più elevato (>10).

Il basso tasso di mortalità precoce è stato associato a:

  1. Intervallo tra nascita e prima somministrazione di colostro inferiore a tre ore.

  2. Somministrazione di più di quattro litri di colostro nel primo giorno di vita.

  3. Stabulazione in box singoli per più di un mese.

  4. Numero di vitelli per operatore inferiore a cinquanta.

  5. Alimentazione giornaliera con quantità di latte superiori a cinque litri.

Al contrario, l’alta mortalità precoce è stata associata a:

  1. Scarsa attenzione in merito alla somministrazione di colostro sia in termini di tempo dalla nascita sia in termini di quantità somministrata.

  2. Somministrazione di bassa quantità di latte.

  3. Stabulazione in box singoli per un periodo troppo breve.

È stata svolta anche un’analisi logistica multivariata per identificare i principali fattori di rischio per la mortalità precoce del vitello. Da quest’analisi è emerso che il più importante fattore di mortalità precoce è l’intervallo tra la nascita e il primo pasto con colostro: se la prima somministrazione di colostro avviene dopo tre ore dalla nascita il rischio di avere un’elevata mortalità precoce dei vitelli (> 10%) è 84 volte superiore. Questo risultato è legato al fatto che un ritardo nella somministrazione del colostro riduce l’efficienza di assorbimento delle immunoglobuline attraverso l’epitelio intestinale rendendo i vitelli più vulnerabili agli agenti patogeni. Il secondo fattore di rischio è l’alloggiamento dei vitelli in box singoli per meno di trenta giorni dalla nascita. Questo risultato è in linea con quelli presenti in letteratura. Tuttavia, alcuni autori affermano che la stabulazione in gruppo è preferibile da un punto di vista del benessere del vitello.

L’ultimo fattore di rischio per la mortalità precoce è la quantità insufficiente di latte o suo sostituto somministrato giornalmente ai vitelli.

E’ importante assicurare un’adeguata quantità di latte prima dello svezzamento: un elevato consumo di latte determina un elevato tasso di crescita, riduce l’incidenza di malattie, e dà buone possibilità di esprimere i comportamenti naturali. Tutti questi fattori, in combinazione tra loro, determinano un miglioramento del benessere.

Analizzando i dati riportati sopra possiamo concludere che la mortalità del vitello mostra un’elevata variabilità tra gli allevamenti e in molti casi la percentuale dei vitelli morti prima dello svezzamento è molto alta, questo suggerisce una bassa efficienza nella gestione dei vitelli negli allevamenti italiani. La dimensione della mandria non ha influenzato significativamente la mortalità, anche se il numero di vitelli curati per operatore nelle grandi aziende è superiore a quello degli allevamenti di piccole dimensioni, questo suggerisce una migliore specializzazione del personale nelle grandi aziende. Le analisi statistiche hanno evidenziato importanti associazioni tra la mortalità precoce e le metodologie di gestione dei vitelli. Tenere conto di queste associazioni risulta, quindi, fondamentale al fine di migliorare l’efficienza della gestione dei vitelli e ridurre le perdite economiche dovute a mortalità elevata.

Fonte: Management risk factors for calf mortality in intensive Italian dairy farms. Maddalena Zucali, Luciana Bava, Alberto Tamburini, Matteo Guerci, Anna Sandrucci – Italian Journal of Animal Science 2013; volume 12:e26.

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