Col presente articolo vi proponiamo l’esperienza di un allevamento del Winsconsin che ha implementato un piano per la gestione delle mastiti sulla base di procedure operative standard (SOP) e con l’ausilio di un software per la raccolta e l’analisi dei dati.
Il piano prevede il controllo delle mastiti subcliniche nelle primipare e comincia con il controllo sistematico di tali bovine, ai fini d’identificare i quarti con elevate cellule somatiche, attraverso il California Mastitis Test (CMT). I quarti con SCC elevato vengono successivamente sottoposti a coltura batterica direttamente in azienda quindi, a seconda dei risultati del batteriologico, viene eseguito il trattamento terapeutico o meno. In futuro l’azienda mira ad estendere il piano anche alle pluripare.
Il protocollo terapeutico prevede un piano d’intervento per gli streptococchi e di non-intervento per CNS, Gram negativi ed esami negativi.
Quali animali trattare?
Generalmente è sconsigliabile trattare le mastiti subcliniche durante la lattazione, questo più per lo svantaggioso rapporto costi / benefici che per un reale problema di efficacia. Gli antibiotici devono essere sempre impiegati con giudizio e solo in quei casi ove si possa ricavarne un reale beneficio. Nell’azienda in esame l’antibiotico viene utilizzato solo in casi particolari quali quelli di animali giovani; infezioni alle fasi iniziali e contro patogeni che rispondono bene al trattamento.
Tutti i risultati dei test per la conta delle cellule somatiche (CMT e DHIA), gli esami batteriologici e gli interventi terapeutici devono essere catalogati per ogni bovina nell’apposito software. In questo modo tutti i risultati del piano vengono monitorati costantemente inoltre, registrando tutti i casi di mastite clinica e subclinica, è possibile disporre rapidamente della storia clinica di ogni singola vacca.
I risultati degli interventi sono considerati favorevoli quando almeno due test DHIA mensili consecutivi registrano una conta delle cellule inferiore a 200.000. I risultati attesi di un piano operativo efficace sono rappresentati da un cospicuo tasso di remissione spontanea nelle bovine in cui si è deciso di non trattare e un’elevata risposta al trattamento nelle bovine in cui si è optato per l’antibiotico. In ogni caso il monitoraggio e la registrazione dei dati risultano fondamentali ai fini di conseguire dei risultati positivi.
L’approccio alle vacche più anziane
L’allevamento vorrebbe espandere il protocollo operativo anche alle pluripare fresche; per raggiungere questo obiettivo il SOP deve essere implementato alla fine della lattazione precedente per le pluripare con SCC elevato. Inoltre devono essere prese in esame numerose altre variabili: tra le più importanti abbiamo la probabilità di conseguire dei trattamenti terapeutici di successo e quella di raggiungere un rapporto costi / benefici del piano favorevole anche per le pluripare.
L’allevamento parte da un tasso di successo della terapia in asciutta del 76%, ovvero, il 76% delle vacche andate in asciutta con oltre 200.000 cellule rientra in lattazione con un SCC inferiore a 200.000. Implementando il piano l’approccio terapeutico in asciutta resterà invariato, tuttavia, tale intervento sarà preceduto da un CMT per identificare i quarti problema e questi quarti verranno sottoposti ad esame batteriologico da parte di un laboratorio certificato. Tutti questi interventi e i casi clinici delle pluripare verranno quindi registrati nell’apposito software.
Nel caso dell’esame batteriologico prima dell’asciutta la scelta di optare per un laboratorio certificato, invece dell’esame on-farm, è dettata dalla necessità di identificare i patogeni in maniera più accurata e che potrebbero sfuggire ai test effettuati direttamente in allevamento. Conoscere gli agenti eziologici risulterà di grande aiuto nella lattazione successiva infatti, qualora vi fossero dei contagiosi o degli agenti incurabili, sarà possibile variare l’ordine di mungitura oppure procedere ad un’eventuale riforma.
Applicando questo protocollo operativo alle pluripare, comunque, non ci si aspetta di ricorre alla terapia in lattazione dei casi subclinici (salvo rare eccezioni) tuttavia ci si prefigge di migliorare il monitoraggio delle mastiti in generale; favorire le scelte gestionali ad inizio lattazione e gestire più agevolmente i casi clinici sia dal punto di vista del rischio d’insorgenza sia da quello delle scelte d’intervento.
L’importanza dei dati
Ai fini di raggiungere la massima valorizzazione della raccolta dati è importante che le informazioni vengano impiegate per coadiuvare le scelte manageriali e sanitarie sulle bovine affette da mastite. Impiegando correttamente i dati citati in questo articolo è possibile inoltre stimare il valore economico del trattamento in lattazione delle mastiti subcliniche nelle primipare confrontando i costi d’intervento con il miglioramento quantitativo e qualitativo del latte dell’animale trattato.
Per quanto riguarda le pluripare la valutazione economica del protocollo risulta più complessa poiché le informazioni diagnostiche aggiuntive ottenute daranno un ritorno economico solo nei casi in cui verranno impiegate per guidare, in maniera scientifica, scelte gestionali e terapeutiche.
Fonte: D. A. Rhoda – Dry treatment standard operating procedure – Hoard’s Dairyman (Feb. 2012)
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