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Terapia in asciutta e uso prudente degli antibiotici

L’obiettivo della terapia antibiotica intramammaria al momento della messa in asciutta è quello di ridurre la prevalenza delle infezioni intramammarie, sia eliminando quelle già presenti sia impedendo l’insorgere di nuove infezioni durante l’asciutta.

L’uso di antibiotici, tuttavia, causa una pressione selettiva sulle popolazioni batteriche e contribuisce allo sviluppo dell’antibiotico resistenza. Proprio per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, consiglia di ridurre l’uso di antibiotici. Nel settore lattiero-caseario, l’uso prudente degli antibiotici riguarda in particolar modo l’uso di tali farmaci a scopo preventivo, come avviene quando tali sostanze sono somministrare a bovine che non presentano infezioni intramammarie al momento della messa in asciutta.

Nei Paesi Bassi, uno studio condotto negli anni novanta, ha dimostrato che la mancata terapia antibiotica alla messa in asciutta ha conseguenze drammatiche sulla sanità della mammella come, ad esempio, un aumento di dieci volte del tasso d’incidenza delle mastiti cliniche.

In questo studio, però, il confronto è stato eseguito senza separare le bovine non infette da quelle affette da mastite subclinica al momento dell’asciutta.

L’obiettivo dello studio qui descritto è quello di valutare l’effetto, e quindi l’utilità, della terapia intramammaria in bovine con conta cellulare bassa al momento della messa in asciutta (primipare <150.000 cellule/ml e pluripare <250.000 cellule/ml) e gli effetti che l’assenza di tale terapia provoca sulla sanità della mammella. A tale scopo sono state selezionate 1657 bovine (657 primipare e 1000 pluripare) provenienti da novantasette allevamenti olandesi.

I due quarti laterali della mammella di ogni bovina sono stati trattati con antibiotici e gli altri due quarti sono stati utilizzati come controlli, senza trattamento antibiotico. Il trattamento antibiotico di ogni singolo animale è stato assegnato in modo casuale ai due quarti di destra oppure a quelli di sinistra senza informare gli allevatori.

I dati riguardanti i trattamenti antibiotici eseguiti su ogni bovina sono stati raccolti durante il periodo di studio, che va dal momento della messa in asciutta al centesimo giorno di lattazione, ed essi comprendono: principio attivo utilizzato, via di somministrazione, dosaggio, frequenza e durata del trattamento.

Al fine di eseguire la conta delle cellule somatiche e le analisi batteriologiche sono stati prelevati campioni di latte di singolo quarto in tre momenti diversi: al momento della messa in asciutta, entro dodici ore dal parto e quattordici giorni dopo il parto. Inoltre sono stati registrati tutti i casi di mastite clinica entro i primi cento giorni di lattazione.

L’analisi statistica dei dati raccolti ha fornito i risultati di seguito elencati:

  1. Mastiti cliniche: durante l’intero periodo di studio, il tasso d’incidenza di nuovi casi di mastite clinica nei quarti non trattati con antibiotici al momento dell’asciutta è stato 1,7 volte (95% CI = 1,4-2,1) superiore rispetto a quello rilevato nei quarti sottoposti a terapia antibiotica al momento della messa in asciutta. Il tasso d’incidenza più alto si è verificato durante i primi ventuno giorni di lattazione. La maggiore differenza tra i tassi d’incidenza, tuttavia, è stata trovata nel periodo di asciutta, dove i quarti asciugati senza terapia antibiotica avevano una probabilità di essere colpiti da mastite 3,7 volte (95% CI = 1,8-8,3) maggiore rispetto ai quarti trattati.

  2. Analisi batteriologiche: non è stata individuata nessuna differenza statisticamente significativa tra lo stato batteriologico dei quarti trattati e quelli non trattati per quanto riguarda le analisi microbiologiche svolte sui campioni di latte prelevati al momento della messa in asciutta.

Le analisi batteriologiche svolte sui campioni prelevati entro dodici ore dal parto hanno evidenziato una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi, infatti, un maggior numero di campioni prelevati da quarti sottoposti a trattamento, hanno dato esisto negativo (62%) rispetto ai quarti non sottoposti a trattamento (51%). Inoltre un numero significativamente inferiore di campioni sono risultati essere positivi per gli agenti patogeni maggiormente diffusi (4,3 vs 9,3%) e per quelli meno diffusi (12,2 vs 18,2%) nei quarti trattati con antibiotici rispetto a quelli non trattati.

Sebbene la prevalenza di campioni positivi è leggermente diminuita a quattordici giorni dal parto, differenze analoghe sono state trovate per i principali agenti patogeni (3,4 vs 6,2%), così come per i patogeni meno diffusi (12,2 e 22,1%) nei quarti trattati alla messa in asciutta rispetto a quelli non sottoposti a terapia antibiotica. Le differenze maggiori sono state trovate nei campioni positivi per Escherichia coli, Strep. uberis e Corynebacterium spp.

  1. Cellule somatiche: sia al momento del parto sia quattordici giorni dopo, la conta cellulare è risultata essere significativamente più alta nei quarti che non sono stati sottoposti a terapia antibiotica alla messa in asciutta.

I quarti con conta cellulare elevata al momento della messa in asciutta, inoltre, presentano un rischio più elevato di avere una conta cellulare superiore alle 200.000 cellule/ml dopo i primi quattordici giorni di lattazione. Lo stesso vale per i quarti con cultura positiva per i principali agenti patogeni al momento dell’asciutta.

  1. Uso di antibiotici: nei quarti asciugati senza terapia l’uso di antibiotici è stato inferiore dell’85% rispetto a quelli messi in asciutta dopo terapia.

In conclusione, la selezione degli animali da sottoporre a terapia antibiotica al momento della messa in asciutta, in base al contenuto di cellule somatiche del latte durante la lattazione precedente, porta a una sostanziale riduzione della quantità di antibiotici utilizzati, ma ha come conseguenze negative l’aumento del numero di mastiti cliniche e subcliniche e del numero di campioni di latte positivi dal punto di vista batteriologico.

Fonte: Evaluation of the use of dry cow antibiotics in low somatic cell count cows. C. G. M. Scherpenzeel, I. E. M. den Uijl, G. van Schaik, R. G. M. Olde Riekerink, J. M. Keurentjes and T. J. G. M. Lam. – Journal of Dairy Science Vol. 97 No. 6, 2014.

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