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Un nuovo sguardo alle mastiti da micoplasma

In un precedente articolo abbiamo citato un lavoro in cui veniva descritto un focolaio di micoplasma in un’azienda che fino a quel momento non aveva mai riportato infezioni causate da questo microrganismo.

Nel caso descritto pochi vitelli avevano presentato forme cliniche da micoplasma e queste precedevano alcuni casi di mastite. Il ceppo isolato dalle forme di artrite e polmoniti nei vitelli era lo stesso che aveva causato, successivamente, le mastiti. Questa azienda mandava gli animali giovani in un altro allevamento (pratica comune in USA) per l’accrescimento e, contemporaneamente, acquistava manze da altre aziende. Il sospetto è che gli animali mandati “all’esterno” per l’accrescimento portassero con loro nuovi ceppi di micoplasma che si sono diffusi ai giovani animali come alle bovine adulte. Anche se apparentemente tutti i nuovi animali erano sani, la diffusione è risultata piuttosto estesa in tutto l’allevamento. Infatti circa la metà degli animali era infetta dal ceppo di micoplasma che in alcuni soggetti ( vitelli e bovine in lattazione ) causava una forma clinica. Una volta che l’infezione ha seguito il suo decorso l’incidenza della patologia si è ridotta in maniera drastica e il ceppo causa del focolaio di mastite praticamente è scomparso. Non sono stati segnalati nuovi casi di mastite e alcune bovine con mastite da micoplasma sono guarite spontaneamente. Solo pochi animali hanno continuato ad eliminare il microrganismo. In rare occasioni sono stati isolati altri ceppi di micoplasma sia da vitelli che dalle bovine che però non si sono associati a nuovi focolai di infezione.

Come il ceppo causa del focolaio si è diffuso? Dato che il ceppo si è diffuso molto velocemente e che inizialmente ha causato problemi nei vitelli è probabile che questo si diffondesse per contatto tra i giovani animali, attraverso il contatto diretto tra naso, sede da cui è sempre stato isolato nei vitelli ammalati. La trasmissione tra bovine, invece, è probabile che avvenisse attraverso la mammella in sala di mungitura.

Ma perché la diffusione da animale ad animale si è bloccata? E’ probabile che le bovine abbiano sviluppato immunità e quindi che fossero in grado di controllare la diffusione del ceppo. Una volta sotto controllo, solo pochi animali si sono infettati senza, per altro, riportare alcun sintomo.

L’azienda oggetto di studio era impreparata alla prima esposizione a questi portatori asintomatici. Mancando una immunità specifica, questi hanno mantenuto un tasso di escrezione del ceppo di micoplasma molto elevato e alcuni sono divenuti clinicamente infetti. Infine le bovine in azienda hanno sviluppato immunità e la colonizzazione e la patologia sono scomparse apparentemente.

Ma micoplasma è scomparso completamente? Non totalmente. E’stato riscontrato in alcuni animali un anno dopo l’evento anche se poco frequentemente. Molto probabilmente molti più animali erano portatori del ceppo ma ad un livello così basso da essere difficilmente rilevabile.

La sabbia delle lettiere

Recentemente un gruppo di ricerca dell’Università dello Utah ha evidenziato la presenza di micoplasma nella sabbia della lettiera e la sua persistenza in questo ambiente per un lungo periodo di tempo. Secondo alcuni i micoplasmi causa di mastite potrebbero avere un reservoir ambientale ma questo dato è tutt’ora da dimostrare.

Il gruppo di ricerca ha dimostrato che le mastiti da micoplasma hanno una prevalenza molto più elevata di quanto si possa pensare. L’infezione parte da una trasmissione tra gli animali giovani ed è seguita da un focolaio di mastite negli animali in lattazione, poi la patologia scompare.

Visto questo tipo di andamento dell’infezione nell’azienda “particolare” , qual è il metodo migliore per controllare le mastiti da micoplasma in azienda? Alcuni ceppi di micoplasma sono più virulenti di altri. Dato che i ceppi di micoplasma sono difficili da coltivare in laboratorio e la trasmissione può avvenire molto rapidamente molti potrebbero essere tentati ad eliminare immediatamente gli animali e poi a verificare la reale infezione. Questo potrebbe non essere un approccio negativo ma lo è indubbiamente dal punto di vista economico. Il migliore approccio in caso di micoplasmosi in azienda sarebbe quello di consultare il veterinario e stabilire un piano d’azione.

In un altro lavoro sono state studiate 18 aziende che hanno presentato una positività nel latte di tank per micoplasma. 9 di queste aziende hanno tentato di individuare il o i positivi e di eliminarli. Gli altri 9 hanno deciso di monitorare il tank attentamente e di aspettare per determinare se questo continuasse o meno a rimanere positivo. Nelle aziende “pazienti” nessuna ha avuto un caso ricorrente. La situazione si è risolta senza interventi né macellazioni. Solo una delle 18 aziende ha continuato ad avere un focolaio per più di un mese e questa era un’azienda che aveva optato per l’intervento attivo di macellazione. Questa azienda non solo aveva avuto casi di mastite da micoplasma ma, contemporaneamente, casi di artrite e polmonite tra gli animali in lattazione. Abbiamo stabilito che il ceppo causa di tutte le forme cliniche era lo stesso. Questo focolaio di mastite è durato 5 mesi. L’allevatore in questa azienda ha cercato in tutti i modi di determinare quale bovina fosse infetta . Le bovine sospette sono state isolate dal resto della mandria e, una volta confermate all’esame batteriologico, gli animali sono stati macellati. In media gli animali rimanevano nell’area di isolamento all’incirca per una settimana in quanto la crescita di micoplasma è molto lenta. Durante questa settimana le bovine infette potevano infettare le bovine con mastite ma non da micoplasma che, all’esame batteriologico risultavano comunque negative e che venivano reintrodotte in azienda così da facilitare la diffusione della patologia.

Una strategia che si ritorce contro

L’area di isolamento degli animali sospetti rappresenta un’area di fertile diffusione della malattia. Non sappiamo se la diffusione avvenisse via contatto naso a naso o tramite contatto tra le mammelle alla mungitura. Il punto è che su 18 aziende una sola sembrava avere un ceppo più virulento e nel tentativo di contenerlo si è facilitata la diffusione .

Da quanto descritto emergono due domande: esiste un vaccino che possa aiutarci? Al momento non si conoscono reali vaccini efficaci poiché esistono diversi ceppi e non siamo a conoscenza di tutti i fattori di virulenza di micoplasma.

Possiamo elaborare altri metodi di diagnosi? La ricerca di micoplasma nel latte di tank è una metodica ragionevolmente affidabile. Viene suggerito di effettuare uno screening del latte di tank una volta alla settimana. Successivamente è necessario effettuare ogni sforzo per individuare la o le bovine infette. Il latte da analizzare non va congelato prima dell’esame batteriologico mentre la refrigerazione può andare da tre a cinque giorni. Ovviamente il latte fresco è l’opzione migliore a questo scopo.

M.Mazzilli

Bibliografia: L.K. Fox – Taking a new look at Mycoplasma mastitis – 10 February 2011

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