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Valutazione della temperatura corporea dopo il parto [prima parte]

Un obiettivo importante nella gestione della fase di transizione è mantenere a un livello ottimale la salute degli animali nel periodo post-parto. L’individuazione precoce degli animali malati è essenziale per garantire un trattamento precoce al fine d’incrementare le possibilità che essi possano tornare a uno stato di salute, e quindi di produzione, normale. Una strategia ampiamente adottata nei moderni allevamenti di bovine da latte consiste nell’introduzione di programmi di monitoraggio delle condizioni cliniche delle bovine dopo il parto ad opera di personale qualificato e appositamente formato.

Basandosi su osservazioni pratiche, negli ultimi decenni sono stati sviluppati molteplici protocolli di monitoraggio sanitario delle bovine dopo il parto. Tali protocolli si basano principalmente sulla valutazione della temperatura corporea associata alla valutazione dell’atteggiamento, dell’appetito e della produzione di latte al fine di valutarne lo stato di salute nei primi dieci giorni di lattazione. La presenza d’ipertermia, accompagnata o meno da calo dell’ingestione e/o dalla riduzione della produzione di latte, è comunemente utilizzata come discriminante per definire le strategie di trattamento degli animali. Queste strategie sono basate sull’ipotesi che la febbre nei primi giorni dopo il parto è frequentemente la conseguenza di diverse patologie quali mastite e metrite a loro volta accompagnate da problemi metabolici, quali chetosi e ipocalcemia.

Da quanto detto sopra si evince che i protocolli sanitari utilizzati per le bovine all’inizio della lattazione spesso si limitano all’utilizzo di pochi parametri che fungono da discriminanti per decidere se sottoporre o no una bovina a trattamento farmacologico. Per questo motivo è fondamentale conoscere il reale potenziale diagnostico di questi parametri e, soprattutto, è necessario conoscere a fondo i fattori esterni che sono in grado di influenzarli.

Anche la misurazione della temperatura corporea per valutare lo stato di salute delle bovine durante i primi giorni di lattazione è ampiamente adottata e raccomandata, i dati riguardanti le prestazioni di tale parametro nel diagnosticare le patologie che colpiscono frequentemente le bovine nel post-parto (ad esempio, metrite e mastite) sono in pratica inesistenti o comunque molto limitati.

Inoltre, nella maggior parte dei protocolli diagnostici adottati durante il periodo post-parto, la temperatura rettale è misurata solo una volta al giorno.

Utilizzando tecnologie relativamente recenti, che permettono la registrazione automatica e frequente della temperatura corporea delle bovine da latte utilizzando termometri posti nel reticolo o nella vagina, si ha la possibilità di ottenere informazioni specifiche sulle relazioni esistenti tra temperatura corporea e condizioni cliniche delle bovine nei giorni successivi al parto.

In un futuro prossimo è molto probabile che l’utilizzo di queste tecnologie sarà sempre più diffuso, nasce quindi la necessità di avere dei dati scientifici che aiutino a interpretare in modo corretto, univoco e standardizzato i parametri misurati.

Lo studio di tipo osservazionale, descritto in quest’articolo, è stato condotto in un allevamento tedesco con una mandria di 1200 bovine da latte di razza Frisona. Le 262 bovine che hanno partorito durante il periodo di sperimentazione sono state incluse nello studio dal primo giorno dopo il parto fino al decimo giorno post-parto. Durante tale periodo la temperatura corporea di ciascuna bovina è stata misurata utilizzando due differenti modi di rilevazione:

– Due rilevazioni giornaliere utilizzando un termometro digitale a uso rettale.

– Rilevazione della temperatura vaginale a intervalli di dieci minuti utilizzando un apposito termometro posto in vagina.

Durante il secondo, il quinto e il decimo giorno di lattazione ciascuna bovina è stata sottoposta a un prelievo di sangue al fine di valutare la concentrazione ematica di beta-idrossibutirrato (BHBA) utilizzando un misuratore portatile. Le bovine sono state considerate affette da iperchetonemia quando la concentrazione ematica di BHBA è stata pari o superiore a 1,4 mmol/L in almeno una misurazione.

Inoltre, utilizzando i medesimi intervalli temporali, ciascuna bovina è stata sottoposta a visita ginecologia al fine di osservare le caratteristiche dello scolo vaginale. Le caratteristiche di tale scolo sono state classificate utilizzando una scala caratterizzata da un punteggio compreso tra zero e due (zero = assenza di scolo vaginale – uno = secrezione vaginale normale priva di odore, viscosa e di colore rosato – due = secrezione vaginale liquida con odore fetido e colore rosso/marrone).

Per il trattamento delle bovine colpite da una o più patologie durante i primi dieci giorni di lattazione non sono stati adottati protocolli terapeutici standard. La terapia, infatti, è stata stabilita a discrezione del medico veterinario che si occupa dell’allevamento preso in esame.

Tutti i trattamenti sono stati registrati e le bovine sono state classificate come “trattate” nel caso in cui esse abbiano ricevuto uno o più trattamenti farmacologici (antibiotici, farmaci anti-infiammatori non steroidei, calcio gluconato).

Durante il periodo di sperimentazione, la produzione giornaliera di latte è stata registrata utilizzando il software di gestione della mandria.

Nel corso dello studio, un totale di trenta vacche è stato sottoposto ad almeno un trattamento farmacologico entro i primi dieci giorni di lattazione.

Pe quanto riguarda le primipare, sei animali sono stati trattati per metrite, quattro per mastite e due per zoppia. Nel gruppo delle pluripare, invece, sono stati eseguiti nove trattamenti con calcio gluconato per ipocalcemia, due per mastite, due per ipocalcemia e mastite, due per metrite, due per chetosi clinica e uno per zoppia.

Così come già avvenuto in altri studi, i risultati di questo lavoro hanno dimostrato l’esistenza di una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda la temperatura corporea delle bovine sia secondo l’ora del giorno sia a seconda del periodo dell’anno in cui avviene il parto e quindi in funzione della temperatura e dell’umidità dell’ambiente.

Tuttavia, i dati raccolti hanno mostrato che queste differenze nei valori di temperatura corporea, secondo l’ora del giorno e della temperatura ambientale, sono maggiori nelle pluripare e quasi inesistenti nelle primipare, soprattutto durante i primi cinque giorni di lattazione.

In generale, le primipare hanno una temperatura corporea media di 0.2 °C superiore rispetto alle pluripare. La temperatura corporea media è stata più elevata nelle primipare a causa di una differenza più pronunciata tra primipare e pluripare durante i primi cinque giorni di lattazione (Figura n. 1).

Figura n 1

Probabilmente, la temperatura ambientale ha un impatto minore sulla temperatura corporea delle primipare durante i primi cinque giorni di lattazione perché le primipare, durante questo periodo, hanno di per sé una temperatura corporea più elevata rispetto alle pluripare.

Fonte: Body temperature in early postpartum dairy cows. O. Burfeind, V.S. Suthar, R. Voigtsberger, S. Bonk, W. Heuwieser. – Theriogenology 82 (2014) 121–131.

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