Tanto più i ricercatori s’impegnano nel determinare tutti i possibili effetti dello stress da caldo sulle bovine da latte e tanto più si allunga la lista delle patologie correlate a questa problematica.
Sicuramente la conseguenza più grave della prolungata esposizione delle bovine da latte a temperature elevate è la morte degli animali.
Tuttavia, dal punto di vista prettamente economico, le maggiori perdite legate alle temperature elevate in allevamento sono causate dalla notevole riduzione della produzione di latte.
La riduzione nell’assunzione di cibo è certamente un segno importante in caso di stress da caldo, ma la causa che conduce alla morte dell’animale è rimasta a lungo sconosciuta.
Recentemente, tuttavia, alcuni ricercatori americani hanno focalizzato la loro attenzione sugli effetti dello stress da caldo sul tratto gastro-intestinale e hanno ipotizzato che proprio in tale apparato avvengano le gravi alterazioni che, con il passare del tempo, possono determinare la morte dell’animale.
Così come le mastiti, lo stress da caldo rappresenta un problema di rilievo per gli allevamenti di bovine da latte di tutto il mondo, anche quelli situati in regioni con clima temperato.
La morte delle bovine a causa dello stress da caldo è un evento piuttosto infrequente, ma non del tutto raro, e deve servire da campanello d’allarme per gli allevatori che non attribuiscono la giusta importanza a tale problematica. Quanto detto è particolarmente vero quando occorrono episodi caratterizzati da un gran numero di decessi, com’è avvenuto in California durante l’estate del 2006 dove sono morte circa trentamila vacche da latte.
I decessi rappresentano solo la punta dell’iceberg delle perdite economiche che gli allevatori devono affrontare a causa di questa problematica. Le perdite economiche totali sono spesso impossibili da determinare con precisione a causa delle patologie subcliniche e degli effetti a lungo termine dello stress da caldo. In ogni caso queste perdite sono sempre sottostimate.
Esperti americani hanno stimato che le perdite economiche annuali, negli Stati Uniti, ammontano a circa 900 milioni di dollari, solo per quanto riguarda il settore lattiero-caseario (che corrispondono a circa 98 dollari per bovina da latte). Gli effetti negativi dello stress da caldo, sia per quanto riguarda il benessere degli animali sia per le perdite produttive, diventeranno un problema sempre più importante a causa dei cambiamenti climatici in atto.
Basandosi sul fatto che lo stress da caldo è associato, in altre specie animali, a quella che è definita “sindrome da alterata permeabilità intestinale” alcuni ricercatori americani hanno ipotizzato che questa patologia si possa verificare anche nelle bovine. Questa condizione patologica accade quanto la parete intestinale subisce un certo grado di danno, diventando porosa, e permettendo a tossine, batteri e sostanze di origine alimentare di oltrepassarla entrando così nel circolo ematico. Questo fenomeno può determinare uno stato di sepsi in grado di provocare un’intensa reazione del sistema immunitario, caratterizzata da una sintomatologia grave che può culminare, nei casi più gravi, con la morte dell’animale.
I lipopolisaccaridi (LPS) sono sospettati di essere i principali responsabili dei danni a carico della parete intestinale. Diversi studi hanno dimostrato che, dopo sole dodici ore di stress da caldo, la concentrazione ematica di queste sostanze aumenta del 500% rispetto a quella che si ritrova normalmente nel circolo ematico di un animale sano. Oltre che un importante aumento della concentrazione dei LPS in circolo, durante lo stress da caldo, si assiste anche a un andamento altalenante della quantità d’insulina in circolo.
Quest’ultimo fenomeno fa sì che l’animale si trovi in una condizione di bilancio energetico negativo, con conseguente mobilitazione dei grassi di riserva che ha come conseguenza l’insorgere di chetosi e steatosi epatica, un po’ come avviene nelle bovine dopo il parto.
Probabilmente non esiste un modo completamente efficace per prevenire lo stress da caldo e la conseguente presenza di elevati livelli di LPS nel circolo ematico.
Inoltre è difficile, per gli allevatori, comprendere che gli effetti di tale condizione di eccessivo rialzo termico cominciano a verificarsi già a temperature che sono facilmente tollerabili da parte dell’uomo. Tradizionalmente, negli allevamenti, i sistemi di raffrescamento sono attivati quanto l’indice di temperatura-umidità (THI) raggiunge il valore di 72, le ultime ricerche suggeriscono, però che il valore soglia dovrebbe essere abbassato a 68.
Proprio i sistemi di raffrescamento e la loro corretta gestione rappresentano il principale e più utile approccio per alleviare gli effetti dello stress da caldo. Garantire la presenza di zone d’ombra, un’adeguata ventilazione e un efficace raffreddamento rappresentano le più importanti strategie da mettere in atto per ridurre gli effetti nocivi delle temperature elevate.
Anche un’attenta valutazione dei momenti in cui somministrare gli alimenti è molto utile: somministrare gli alimenti la mattina presto o la sera tardi fa in modo che il calore prodotto durante le fermentazioni ruminali sia disperso più efficacemente senza aumentare pericolosamente la temperatura corporea delle bovine. Il frazionamento della razione giornaliera di concentrati sarà d’aiuto nella prevenzione dell’acidosi e ridurrà, anch’esso, i rapidi aumenti della temperatura corporea dovuti al calore prodotto durante la digestione.
L’esposizione delle bovine a qualsiasi situazione stressante durante le ore più calde del giorno, come ad esempio la somministrazione di vaccini, dovrebbe essere evitata.
Inoltre, anche la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei dev’essere evitata poiché può contribuire a ledere l’integrità della parete gastro-intestinale.
Utilizzare diete o integratori alimentari che promuovono la produzione di glucosio, può essere utile nel prevenire gli effetti negativi dello stress da caldo. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia di alcune sostanze nel prevenire, o comunque limitare, gli effetti legati alla temperatura ambientale elevata:
Bicarbonato, che riduce il rischio di acidosi.
Glutammina, che è una fonte di energia primaria per le cellule della mucosa intestinale.
Zinco, essenziale per la normale funzionalità della barriera intestinale.
Prodotti lattiero-caseari, come il colostro e le proteine del siero di latte, che alleviano gli effetti dello stress da caldo sulla funzionalità della barriera intestinale.
Vitamina A, C ed E insieme a selenio, utili per la loro funzione antiossidante.
Desametasone, come antinfiammatorio.
Betaina, sostanza apprezzata per i suoi effetti benefici negli animali affetti da stress da caldo.
In conclusione, per minimizzare gli effetti dello stress da caldo sull’efficienza produttiva delle bovine da latte e per limitare i decessi dovuti a questa condizione patologica, è fondamentale sia garantire la piena efficienza dei sistemi atti a raffrescare l’ambiente sia applicare con razionalità tutte quelle pratiche gestionali che possono contribuire a proteggere gli animali dagli effetti negativi delle temperature elevate.
Fonte: What does the gut have to do with heat stress?. Hoard’s Dairyman staff. HOARD’S WEST. March 25, 2014.
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