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Dovremmo essere preoccupati anche noi?


La rivista Hoard’s Dairyman ha recentemente pubblicato un articolo di John Hibma sulle bevande vendute come alternativa al latte intitolato “Dovremmo essere preoccupati”. Nell’articolo si evidenzia come la disinformazione contro il latte abbia allontanato i consumatori e come l’industria lattiero-casearia dovrebbe trovare un modo per riscattare l’immagine del latte.


Oggi il latte è una bevanda meno “di moda” rispetto ad un tempo, vengono consumate sempre più bibite e succhi e il latte è stato demonizzato sia dal punto di vista alimentare (contenuto in colesterolo) sia da quello ambientale (impatto degli allevamenti sull’inquinamento). Inoltre si è diffusa una comunicazione contro il latte che promuove la sua eliminazione dalla dieta per una migliore salute, e i consumatori vengono bombardati con informazioni sulla pericolosità del latte, che in alcuni casi sarebbe persino letale, per via del suo contenuto in lattosio, ormoni e agenti patogeni.

La disinformazione sul latte è un problema sempre più rilevante. Per esempio spesso si sente dire che il latte causa osteoporosi, e si sostiene che la causa sia proprio il consumo raccomandato per le donne (4 tazze di latte al giorno). Inoltre sempre più persone sono state convinte di essere intolleranti al lattosio anche se non lo sono, e il loro numero è in aumento.

A questo scenario si aggiunge il fatto che le aziende alimentari stanno invadendo il mercato con “sostituti del latte” a base vegetale (soia, mandorle ecc.) e il loro mercato sta crescendo considerevolmente.

I consumatori sono attratti da una dieta basata su alimenti vegetali sia per questioni etiche, legate al benessere degli animali allevati, sia per questioni ecologiche, poiché considerano gli allevamenti non sostenibili per l’ambiente. Inoltre la pubblicità di questi prodotti, che utilizzano il nome del latte definendosi “latti vegetali”, insiste sul fatto che sono più salutari e nutrienti del latte bovino, anche se spesso mancano di nutrienti come le proteine. Purtroppo, l’industria lattiero-casearia americana sta facendo poco per contrastare questa disinformazione e le bevande vegetali continuano a portar via fette di mercato al latte.

Il consumo di latte negli Stati Uniti ha continuato a diminuire per decenni, mentre il consumo pro capite di tutti i prodotti lattiero-caseari è aumentato del 20% negli ultimi 4 decenni, grazie a formaggio, yogurt e gelato.

Nonostante i prodotti lattiero-caseari siano superiori dal punto di vista nutrizionale, la pubblicità delle bevande a base vegetale riesce a batterli mostrandoli più ecologici, senza ormoni, in grado di fornire la stessa quantità di calcio, più saporiti del latte. La pubblicità presenta questi prodotti come equivalenti del latte, con il vantaggio di essere a base vegetale. Questa pubblicità avviene in contemporanea con la creazione di una percezione negativa del latte da parte dei consumatori, e a quanto pare questa strategia funziona.

Oggi l’industria lattiero-casearia americana ha un problema di immagine, mentre le aziende alimentari che producono bevande alternative continueranno a fare del loro meglio per rendere sempre più attraenti i loro prodotti e per mettere in cattiva luce il latte.

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