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Latte ai vitelli – istruzioni per l’uso.

Impiegare latte di scarto pastorizzato per nutrire i vitelli può essere uno strumento molto utile per ridurre la carica batterica dell’alimento ma può anche essere fonte di varie problematiche, qualora non venga adoperato correttamente.

Il latte di scarto non pastorizzato può contenere un numero di batteri molto variabile a seconda dell’azienda, della provenienza da bovine affette da mastite, igiene inadeguata della mammella e della strumentazione. La qualità igienico-sanitaria di questo alimento può venire ulteriormente ridotto in caso di scorretta conservazione del latte e conseguente replicazione incontrollata dei microrganismi già presenti.

Non sappiamo esattamente quali siano i valori di guardia relativi alla carica batterica nel latte da destinare ai vitelli tuttavia è fuor di dubbio che diminuire tale carica riduce i relativi rischi d’infezione. A riguardo proponiamo uno studio svoltosi in sei grossi allevamenti (500-2000 capi) della Pennsylvania. Le aziende coinvolte sono state scelte in base al metodo impiegato per la pastorizzazione: due riscaldano il latte a 72° C per 15 secondi; due a 63° per 30 minuti e due impiegano degli scambiatori di calore a spirale con un serbatoio per il latte fatto in casa. Prima dello studio nessuna di queste aziende svolgeva controlli regolari sulla carica batterica del latte destinato ai vitelli; il latte è stato testato prima e dopo la pastorizzazione e, a campione, dal secchio. I risultati sono riportati in Tabella 1 e 2.

Il latte sottoposto a trattamento termico ha mostrato in generale una carica batterica sensibilmente minore con livelli di contaminazione microbica considerati accettabili in oltre il 90% dei campioni esaminati, a sottolineare quanto un corretto impiego della pastorizzazione possa proficuamente ridurre il quantitativo di microrganismi che vengono somministrati ai vitelli con la dieta. Considerando inoltre che numerosi campioni partivano da cariche batteriche molto differenti tra loro gli Autori dello studio hanno anche calcolato la percentuale di riduzione logaritmica della carica, una riduzione del 50% è considerata l’obiettivo da raggiungere. Anche in questo caso i risultati sono stati positivi con circa il 53% di riduzione nella conta batterica totale.

Per quanto riguarda i campioni con quantitativi batterici non accettabili le cause sono da ricercarsi tra le seguenti:

– Carica di partenza troppo elevata;

– Mancato raggiungimento della temperatura corretta;

– Mancato mantenimento della temperatura corretta per il tempo richiesto.

Al fine di ridurre al minimo questi rischi si consiglia

  1. di acquistare macchinari di buona qualità; mantenere gli impianti di sanificazione sempre in buone condizioni igieniche;

  2. di effettuare una manutenzione adeguata degli impianti; controllare la carica batterica del latte prima e dopo il trattamento almeno 4-6 volte l’anno

  3. di effettuare dei performance test dell’impianto qualora i vitelli siano particolarmente riluttati ad assumere il latte pastorizzato o presentino segni, anche lievi, di diarrea.

Il reale problema legato all’impiego di latte di scarto pastorizzato è il periodo che intercorre tra il trattamento termico e la nutrizione dei vitelli, come si può osservare sia in tabella 1 che in tabella 2 la quantità di batteri presenti nel secchio rispetto al latte di partenza può raggiungere livelli preoccupanti. Per ridurre il rischio di una proliferazione batterica incontrollata dopo il trattamento termico si consiglia di intervenire per minimizzare le possibili cause:

– Tempo che intercorre tra il trattamento termico e la nutrizione dei vitelli eccessivamente prolungato;

– Refrigerazione del latte inadeguata dopo la pastorizzazione;

– Contaminazione del latte pastorizzato durante il trasporto ai vitelli;

– Scarsa igiene e inadeguata pulizia degli impianti e dei contenitori;

– Impianti e strumenti danneggiati o difficili da mantenere puliti.

Seguendo semplici regole igieniche ed eseguendo gli opportuni controlli annuali, il latte di scarto pastorizzato può diventare una fonte di alimentazione per i vitelli al contempo economica e sicura che può essere adeguatamente inserita nella routine aziendale.

Bibliografia: Jud Heinrichs and Coleen Jones – Use pasteurizers effectively – HOARD’S DAIRYMAN (July 2011)

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