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Perché il calore “comanda”la riproduzione

Il proestro

Durante il proestro il follicolo che alberga l’ovocita matura velocemente e si prepara ad ovulare. Le cellule della parete del follicolo producono attivamente androgeni a partire dal colesterolo derivante dal circolo sistemico. Questi androgeni superano la membrana basale della parete follicolare e vengono convertiti in estrogeni. Gli estrogeni, prodotti dalle cellule nella membrana basale, vengono riversati nel liquido follicolare, ritornano alla membrana basale e passano al circolo sistemico. Quando il livello estrogenico è sufficientemente elevato questo ormone si lega ai recettori nella varie localizzazioni, compresi quelli presenti nell’encefalo e nell’ipofisi.

A livello di sistema nervoso centrale gli estrogeni causano cambiamenti comportamentali nell’animale ben visibili: agitazione, riduzione dell’assunzione di alimento e del tempo dedicato alla ruminazione e al riposo e aumento del tempo dedicato al contatto con altri animali e alla monta. Mentre la concentrazione ematica di estrogeni aumenta l’ipotalamo secerne sempre più GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine) che passa dal letto capillare ipotalamico al letto capillare ipofisario. A livello ipofisario il GnRh si lega a specifici recettori su cellule gonadotrope che iniziano a rilasciare ormone luteinizzante (LH).

L’LH è un ormone ovulatorio che comporta la rottura del follicolo. Dalle prime manifestazioni del calore per aumento del rilascio di estrogeni al rilascio di LH trascorrono circa 8-12 ore. Questo segnale porta poi all’ovulazione in 24-32 ore. L’LH inoltre garantisce la completa maturazione dell’oocita affinché la fecondazione sia possibile dopo l’ovulazione. In caso di sincronizzazione degli estri si effettuano due iniezioni di GnRH per creare nell’animale l’ inizio del calore “artificiale”. Tra le due iniezioni si somministra PGF per consentire al corpo luteo di regredire così da far tornare i livelli di progesterone a livello basale, così che la seconda iniezione di GnRH possa causare il rilascio di LH con conseguente ovulazione in 24-32 ore.

Il momento ottimale per la fecondazione

Nelle procedure standard di fecondazione artificiale si utilizza seme congelato che viene depositato direttamente nell’utero, nel periodo verso la fine dell’estro. Questo richiede alcune ora allo sperma per raggiungere le corna uterine e gli ovidotti. Se il seme venisse depositato alla fine di entrambi le corna uterine lo sperma dovrebbe muoversi verso il corno opposto e in alcuni casi lascerebbe l’utero attraverso al cervice.

Ad ogni modo, se il tempo della fecondazione è corretto lo sperma raggiungerà la congiunzione utero-tubarica e aspetterà l’ovulazione, sia per una fecondazione naturale che per una artificiale. La vitalità dell’oocita è limitata a 8-12 ore dopo l’ovulazione.

Un aspetto essenziale della fecondazione artificiale è che lo sperma venga conservato e maneggiato correttamente a temperature di 35°C e non subisca shock termici.

Centrare l’obiettivo

L’obiettivo nel programmare la fecondazione è quello di avere uno sperma motile e sano in attesa dell’oocita dopo l’ovulazione. Noi dipendiamo da questo processo coordinato e delicato. Come sintetizzato da Bill Hansel : Non è strano che talvolta la riproduzione fallisca ma piuttosto un miracolo che così tante gravidanze vengano portate a termine”.

M.Mazzilli

Bibliografia: J. Stevenson – Why Bossy bawls – April 10, 2011

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