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Uso prudente degli antibiotici e polemiche

vitello

Il 18 novembre viene celebrata la giornata europea dedicata all’uso prudente degli antibiotici, iniziativa che è arrivata alla decima edizione. In occasione di questa ricorrenza, numerosi enti e istituzioni propongono incontri e campagne informative sull’utilizzo degli antibiotici, in molti casi sostenendo che la causa dell’antibioticoresistenza è l’utilizzo diffuso degli antibiotici negli animali da reddito. I dati scientifici dimostrano che le cose non stanno come viene detto ma anzi, per quanto riguarda le vacche da latte, l’utilizzo degli antibiotici è estremamente ridotto e limitato. Negli USA il dibattito ha visto una dura presa di posizione del Dipartimento dell’Agricoltura contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità.


L’antibioticoresistenza è un problema serio, e per questo motivo è importante che la medicina umana non cerchi alibi all’uso scorretto degli antibiotici nell’uomo, attribuendo alla medicina veterinaria responsabilità che non ha. Infatti, non è dimostrata una correlazione tra la presenza di ceppi resistenti agli antibiotici nell’uomo e l’utilizzo degli antibiotici nei bovini da latte. E’ stato invece dimostrato come un uso prudente degli antibiotici, e non la loro proibizione indiscriminata, abbia permesso di ridurre l’insorgere di resistenze negli animali. Inoltre, vanno ricordate le 5 libertà fondamentali per il benessere animale, caposaldo delle politiche dell’Unione Europea per le produzioni animali, che prevedono la libertà degli animali dal dolore, dalle ferite e dalle malattie. Vietare indiscriminatamente l’utilizzo degli antibiotici negli animali significherebbe andare contro questo principio e privare gli animali dei loro diritti.

Stupisce che anche gli enti più autorevoli affrontino con grande superficialità e imprecisione l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario, arrivando anche a dare informazioni non vere. Per esempio, il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense (U.S. Department of Agriculture, USDA) ha preso posizione segnalando che le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’uso prudente degli antibiotici non si basano su riscontri scientifici, arrivando addirittura a confondere la prevenzione delle malattie con l’uso auxinico. Viene quindi ricordato come negli USA sia ammesso l’utilizzo degli antibiotici per trattare, controllare e prevenire le malattie negli animali da reddito sotto la supervisione di veterinari autorizzati. Di conseguenza viene criticata la volontà dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di imporre vincoli inutili e non realistici al giudizio professionale del medico veterinario. Nonostante questa presa di posizione netta, è stata ribadita la necessità di continuare a sviluppare terapie alternative per il trattamento, il controllo e la prevenzione delle malattie negli animali, e di collaborare con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con gli altri enti per promuovere un uso corretto degli antibiotici e prevenire l’insorgenza di resistenze.

Al di là della discussione negli Stati Uniti, rimane il fatto che i materiali informativi distribuiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non presentano correttamente la situazione veterinaria. Per esempio, viene presentato come un fatto la presenza di microrganismi resistenti agli antibiotici negli animali che poi passano direttamente nell’uomo attraverso il consumo di prodotti di origine animale. Nello schema viene completamente omesso che se un animale è malato non viene destinato al consumo umano e viene eliminato. Inoltre si ignorano completamente i controlli, sia a livello di produzione primaria, sia a livello di produzione degli alimenti, che impediscono ad un eventuale animale portatore di raggiungere il piatto. Se ancora non bastasse, vi sono ulteriori controlli sul prodotto finito, e solo dopo l’alimento raggiunge il piatto, rendendo altamente improbabile che eventuali microrganismi resistenti passino dagli animali all’uomo attraverso il consumo degli alimenti.

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Anche parlare in modo generico di utilizzo veterinario degli antibiotici è un errore, poiché questo utilizzo è totalmente diverso da uno stato all’altro, rendendo impossibile sovrapporre le diverse esperienze nei diversi paesi. Va ricordato ad esempio che l’utilizzo degli antibiotici per fini auxinici è proibito e non esiste in Europa ormai da molto tempo, mentre in alcune aree del mondo potrebbe essere ancora una realtà. Non ha quindi senso creare allarmismi parlando di qualcosa che non esiste: sarebbe più corretto ed efficace concentrarsi sul problema dove questo è presente, invece che criminalizzare indistintamente ogni realtà produttiva. I principi del One Health sono facilmente condivisi ma purtroppo la loro applicazione non è altrettanto condivisa. Tuttora la componente umana e veterinaria della sanità pubblica hanno difficoltà a comunicare e ad inquadrare secondo un reale approccio One Health le diverse problematiche. Il settore veterinario, come ogni altro settore della medicina, deve impegnarsi a ridurre l’utilizzo degli antibiotici e ad utilizzarli al meglio, ma non ha senso imporre restrizioni che non siano basate su una solida base scientifica e che non trovano riscontro nella realtà.

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