Negli ultimi decenni, le dimensioni degli allevamenti sono aumentate e lo scopo della gestione sanitaria della mandria è passato dall’essere meramente curativo a essere prevalentemente preventivo. In questo contesto, le singole bovine malate sono diventate un indicatore dello stato di salute dell’intera mandria, invece che un problema limitato al singolo animale. Il monitoraggio e la gestione sanitaria della mandria sono, quindi, diventati argomenti sempre più importanti e impegnativi per gli allevatori.
Per aiutare gli allevatori a far fronte a questi cambiamenti, oggi i veterinari propongono sempre più spesso l’attuazione di programmi di gestione sanitaria, il cui obiettivo principale è di supportare l’allevatore nel raggiungere gli obiettivi prefissati per quanto riguarda le performance della sua mandria.
Date le conoscenze in merito all’epidemiologia, alla gestione degli allevamenti e alle patologie delle bovine, i veterinari sono sempre stati un importante punto di riferimento per i produttori di latte in materia di salute della mandria. Questo ha avuto inizio negli anni sessanta con il controllo della mastite ed è proseguito poi con l’attuazione di programmi di miglioramento della fertilità, di prevenzione delle malattie e, infine, programmi di controllo di qualità dei prodotti alimentari.
In letteratura, la gestione sanitaria degli allevamenti da parte del medico veterinario è descritta come un insieme di visite, svolte in allevamento a intervalli regolari, in cui i dati sono registrati e analizzati al fine di fornire all’allevatore dei consigli utili per migliorare le performance della propria mandria. La gestione sanitaria della mandria dev’essere caratterizzata da uno schema di base costante caratterizzato da un’attenta definizione degli obiettivi che devono essere raggiunti mediante consulenze, azioni pratiche e valutazioni precise.
In pratica, tuttavia, l’applicazione di un piano di gestione sanitaria non sempre rispecchia quanto detto sopra. Gli obiettivi dell’allevatore, infatti, non sono sempre del tutto chiari per il veterinario. Inoltre, non tutti gli allevatori partecipano allo stesso modo e con lo stesso impegno nell’applicazione dei consigli forniti dal veterinario. Questo fa si che non tutti i piani di gestione sanitaria, anche se strutturati correttamente, siano del tutto efficaci e soddisfino le attese dell’allevatore e del veterinario stesso.
Lo studio descritto in quest’articolo è iniziato con l’invio, tramite posta elettronica, di un questionario a cinquemila allevatori. Gli allevatori sono stati invitati a indicare se hanno mai partecipato a un piano di gestione sanitaria, e se l’hanno fatto, con quale frequenza. In seguito, è stato chiesto loro di indicare quali dei nove temi proposti (valutazione della fertilità, miglioramento della fertilità, aumento della produzione di latte, miglioramento della sanità della mammella, nutrizione, allevamento al pascolo degli animali giovani, stabulazione, sanità dei piedi, analisi dei parametri quali-quantitativi del latte prodotto) sono stati affrontati durante tale piano. Inoltre, per ogni argomento, è stato chiesto di indicare con quale frequenza è stato affrontato e discusso con il veterinario il tema oggetto del piano di gestione sanitaria (sempre, regolarmente, in caso di problemi, o mai).
Le performance delle mandrie oggetto di studio, ottenute elaborando i dati produttivi e riproduttivi, sono state confrontate utilizzando quattro criteri di divisione degli allevamenti:
Allevamenti di allevatori che hanno risposto al questionario verso allevamenti i cui proprietari non hanno risposto al questionario.
Allevamenti in cui sono stati applicati piani di gestione sanitaria verso allevamenti dove essi non sono mai stati applicati.
Allevamenti con diverso livello di partecipazione (da livello uno a livello tre) ai piani di gestione sanitaria da parte degli allevatori.
Allevamenti con diversa frequenza di discussione delle problematiche tra allevatore e veterinario.
Dall’analisi statistica dei dati è risultato che le bovine degli allevatori che hanno partecipato a programmi di gestione sanitaria producono mediamente 336 kg di latte/capo/anno in più e il contenuto medio di cellule somatiche di tale latte è di 8340 cellule/ml inferiore rispetto a quello delle bovine appartenenti agli allevatori che non hanno mai applicato un programma di gestione sanitaria. Le bovine oggetto di un programma di gestione sanitaria, tuttavia, hanno fatto registrare un’età al primo parto maggiore (+12 giorni), un tasso di non ritorno in calore a cinquantasei giorni dopo la fecondazione inferiore (-3,34%), e un maggior numero d’inseminazioni per ottenere la gravidanza (+ 0,09). Gli allevamenti in cui è stato applicato un programma di gestione sanitaria presentavano anche un maggior numero di capi riformati per anno (+ 1,05%), e un’età inferiore al momento della riforma (-70 giorni).
Per quanto riguarda le relazioni esistenti tra performance degli allevamenti e livello di partecipazione degli allevatori ai programmi di gestione sanitaria, rispetto agli allevatori con un livello di partecipazione elevato (livello 3) gli allevatori con un livello di partecipazione basso (livello 1) eliminano l’1,74% in meno di bovine ogni anno. Le bovine di tali allevamenti, inoltre, hanno un inter-parto più lungo (+ 6,01 giorni), un contenuto medio di cellule somatiche più elevato (+ 19.800 cellule/ml), una percentuale più elevata d’animali con conta cellulare elevata (+ 1,70%) e un’età di riforma superiore (+ 103 giorni). Per gli allevatori con un livello di partecipazione intermedio (livello 2), la differenza rispetto agli agricoltori di livello tre è un’età di macellazione significativamente più elevata (+ 78 giorni) e una percentuale più elevata di capi riformati ogni anno (+ 1,42%).
Durante questo studio sono state trovate poche relazioni statisticamente significative tra la frequenza con la quale sono affrontate le problematiche oggetto dei programmi di gestione sanitaria e le performance degli allevamenti.
Fonte: Associations between farmer participation in veterinary herd health management programs and farm performance. M. Derks, T. van Werven, H. Hogeveen, and W. D. J. Kremer. Journal of Dairy Science Vol. 97 No. 3, 2014.
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