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Quali prospettive per il latte?

L’ultimo numero di Hoard’s Dairyman riporta l’intervento di Tom Bailey, un analista della Rabobank, una delle banche mondiali che ha da sempre un focus privilegiato sul mondo del latte.

L’analisi di Bailey parte dal dato oggettivo che entro il 2022 la popolazione mondiale aumenterà di oltre 500 milioni di persone, il che vuol dire che ogni mese avremo 7 milioni di bocche in più da sfamare.

Per soddisfare la richiesta di alimento, stante la situazione attuale, la produzione mondiale di latte dovrà aumentare del 15%, senza contare la maggior richiesta associata al miglioramento della condizione economica di molti paesi attesa nello stesso periodo.

Rabobank stima che per il 2022 il consumo mondiale procapite di latte liquido equivalente (LME) salirà di circa 9 kg annualmente. Si stima quindi che saranno necessari entro il 2022 oltre 1 miliardo di quintali di LME per soddisfare la domanda.

Da dove arriverà tutto questo latte? Rabobank ritiene che per soddisfare tale domanda sia necessaria un aumento della produzione pari al 2,2% annuo per 6 anni. I paesi che al momento sono importatori di latte, ben difficilmente riusciranno a non aver bisogno di importare e ancora meno di divenire esportatori.

Paesi che potenzialmente sarebbero nella posizione di cambiare da importatori ad esportatori hanno infatti numero problemi di natura produttiva, infrastrutturale e sociale che impediscono di aumentare la loro produzione per poter essere auto-sufficienti.

I Paesi che già sono esportatori EU, USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Brasile contribuiranno a colmare le richieste del mercato aggiungendo non meno di 250 milioni di quintali di LME al loro export.

Gli USA prevedono di avere una crescita di almeno il 28% delle esportazioni raggiungendo il 17% del mercato mondiale.

Malgrado tutte queste buone notizie, il prezzo del latte non dovrebbe avere impennate e la volatilità rimarrà molto elevata con valori che varieranno da -20% a +20% rispetto al prezzo attuale, ma si attende un ulteriore miglioramento nell’efficienza produttiva, almeno negli USA.

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