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Stabulazione delle bovine durante l’asciutta

Nel corso degli ultimi anni, sono stati portati a termine numerosi studi in merito ai potenziali effetti della densità di allevamento sulla salute, la produttività e il comportamento delle bovine da latte durante il periodo di lattazione. Questi studi hanno recentemente iniziato a riguardare anche le bovine durante il periodo di asciutta, sia durante il primo periodo dell’asciutta sia durante la fase di transizione. Le prime informazioni, emerse da tali studi, indicano che il sovraffollamento è causa d’importanti effetti negativi anche sulle bovine in asciutta.

Per quanto riguarda lo spazio da mettere a disposizione di ogni bovina in asciutta lungo la corsia di alimentazione, le ultime raccomandazioni, fornite da alcuni studi condotti in Canada, indicano settantasei centimetri come valore ottimale, sedici in più rispetto ai sessanta considerati come misura ideale fino a pochi anni fa.

Per quanto riguarda il rapporto tra il numero di bovine stabulate e i posti disponibili lungo la corsia di alimentazione, oggi è raccomandabile non superare l’ottantacinque per cento. Questo per ridurre al minimo la competizione tra gli animali, garantendo un livello ottimale per quanto riguarda l’assunzione di sostanza secca.

Rispetto all’area di riposo, gli stessi studi canadesi, raccomandano di garantire a ciascuna bovina almeno cinque metri quadrati in caso di stabulazione libera su lettiera oppure un rapporto mai superiore al 120% se la stabulazione avviene in cuccette.

Oggi, a causa delle poche informazioni disponibili per quanto riguarda la stabulazione delle bovine durante l’asciutta, le esigenze delle bovine durante questa fase sono ancora poco conosciute.

La scarsa conoscenza in merito alle esigenze delle bovine durante l’asciutta potrebbe spiegare perché le malattie metaboliche che spesso colpiscono gli animali all’inizio della lattazione rappresentano, tutt’oggi, un importante problema negli allevamenti di bovine da latte di tutto il mondo rendendo molto difficile una corretta gestione dell’asciutta, soprattutto per quanto riguarda la fase di transizione.

Durante questa fase, al termine del periodo di asciutta, è fondamentale che le bovine assumano una quantità ottimale di sostanza secca, per fare in modo che ciò accada, è fondamentale garantire a ciascun animale una quantità di spazio sufficiente. Infatti, quando lo spazio a disposizione di ogni bovina lungo la corsia di alimentazione è limitato, gli animali manifestano comportamenti aggressivi per ottenere l’accesso all’alimento. Ne consegue che solo le bovine dominanti saranno in grado di ingerire una sufficiente quantità di sostanza secca a discapito degli animali più timidi che saranno allontanati dalla mangiatoia.

Alcune ricerche, condotte dall’University of British Columbia e dalla Cornell University, suggeriscono che la competizione per l’assunzione dell’alimento è massima durante la fase di transizione, tra l’asciutta e l’inizio della lattazione. Il costo di questo fenomeno, in termini di riduzione della produzione di latte, non è ancora stato stabilito con precisione, tuttavia è ormai assodato che l’aggressività tra bovine rappresenta un importante causa di stress, con conseguenze molto negative sul benessere degli animali e, quindi, sulla loro produttività.

Un recente lavoro, portato a termine presso la Cornell University ha stabilito che i livelli di metaboliti del cortisolo presenti nelle feci (mezzo indiretto per valutare la presenza di una risposta allo stress) delle bovine con a disposizione solo 0,5 cuccette per animale e trentatré centimetri per animale lungo la corsia di alimentazione erano significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati in bovine con a disposizione una cuccetta per animale e settantasei centimetri per animale lungo la corsia di alimentazione.

È interessante notare che le bovine allevate in condizioni di sovraffollamento, durante questo studio, hanno consumato circa un chilogrammo di sostanza secca in più rispetto alle bovine allevate nel gruppo di controllo ma, mediamente, hanno fatto rilevare una maggiore concentrazione ematica di acidi grassi non esterificati (NEFA). Questo potrebbe significare che la competizione per l’assunzione dell’alimento è caratterizzata da un elevato dispendio energetico.

La competizione tra le bovine, per l’assunzione dell’alimento, ha effetti negativi soprattutto sulle primipare, esse, infatti, tendono a essere alla base della gerarchia sociale presente nel gruppo di animali e hanno, quindi, meno possibilità di accesso all’alimento in situazioni di elevata competitività, come avviene quanto la densità è elevata.

Sempre nello studio condotto dalla Cornell University, è stato determinato un indice di competitività, sulla base del rapporto tra i tentativi di alimentazione portati a termine con successo da ciascuna bovina e il numero totale di tentativi condotti dalla medesima bovina in una situazione competitiva. I dati ottenuti hanno dimostrato che le manze, tipicamente, avevano il più basso tasso di successo.

Sul totale delle bovine con indice di competitività basso, il 79% erano primipare e solo il 7% delle primipare apparteneva al gruppo di animali con indice di successo elevato.

Inoltre, gli animali caratterizzati da indice di competitività basso hanno fatto registrare una concentrazione ematica di NEFA maggiore e una quantità più elevata di cortisolo fecale.

Gli animali con basso indice di competitività hanno anche trascorso un minor tempo ad alimentarsi e un maggior tempo in attesa di poter accedere alla corsia di alimentazione.

Allo stesso modo, i dati della University of British Columbia indicano che le primipare allevate in un gruppo caratterizzato da elevata competitività hanno una probabilità tre volte più elevata di essere allontanate dalla corsia di alimentazione rispetto alle primipare allevate in gruppi caratterizzati da bassa competitività.

In conclusione, possiamo affermare che c’è ancora una notevole quantità di lavoro da portare a termine per comprendere appieno i molteplici effetti della densità di allevamento durante i periodi di asciutta e di transizione, tuttavia questo non deve impedire di sfruttare le conoscenze acquisite fino ad ora per intraprendere un approccio proattivo nella ripartizione degli spazi durante la progettazione degli allevamenti, senza concentrare gli sforzi esclusivamente sugli spazi dedicati alle bovine in lattazione.

A tal fine, fornire almeno una cuccetta per ciascuna bovina in asciutta (oppure un minimo di 4,5 metri quadrati di lettiera) e settantasei centimetri di spazio in mangiatoia per ogni animale rappresenta un ottimo punto di partenza.

Fonte: Dry cows need space, too. Peter Krawczel. HOARD’S DAIRYMAN, June 2015.

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