top of page

Come ridurre il peso economico del latte di scarto

Aggiornamento: 13 set 2022

Come ridurre il peso economico del latte di scarto

Nell’ultimo numero di Hoard’s Dairyman vi è un interessante articolo di Mark Hardesty (Maria Stein Animal Clinic, Maria Stein, Ohio) che fa il punto sul problema e sui costi del latte di scarto.

Il latte scartato costa tanto, almeno come quello che si produce e forse un po’ di più. Tuttavia, alcuni considerano il latte di scarto un fatto inevitabile, ma in realtà questo non è (del tutto) vero. Per una corretta ed efficiente gestione economica dell’allevamento è necessario cercare i margini economici ovunque si può, compreso nella riduzione del latte di scarto. Calcolare il valore del latte di scarto giornaliero e facile e spesso è un valore sorprendentemente alto. Quando vi sono questi problemi un buon approccio e quello di cercare di recuperare la maggiore quantità di latte che non è normalmente vendibile.

Una via possibile è quella seguita da diversi allevatori che utilizzano questo latte per nutrire i vitelli (considerando il latte di animale non trattati con antibiotico), sia tal quale, sia dopo pastorizzazione. Se allevi vitelli, il latte di scarto può essere un prodotto altamente nutriente che riduce la quantità di sostituto del latte acquistato. Richiede però uno spazio per contenerlo e gestirlo, deve essere munto e conservato rispettando elevati livelli di igiene e queste cose, eventualmente sommate alla pastorizzazione, rappresentano un aggravio di lavoro e di spese che deve essere considerato nel costo di alimentazione dei vitelli. Questa pratica pertanto rappresenta una riduzione delle perdite, ma non è da considerare un’operazione a costo zero.

Come MCI ricordiamo che utilizzare il latte di scarto proveniente da bovine trattate con antibiotico non è consentito dalla legge e rappresenta un fattore molto importante di rischio per lo sviluppo di antimicrobico resistenza a livello generale, uomo compreso.

Ovviamente, l’altro sistema per ridurre il latte di scarto è ridurre la necessità di trattamenti per mastiti o per metriti. Nel caso delle mastiti devono essere messe in atto tutte le misure di prevenzione che ne riducano l’incidenza nelle diverse fasi produttive (lettiera, mungitura…). Nell’azienda gestita dell’Autore hanno ridotto di due terzi il latte di scarto semplicemente passando da una lettiera con letame solido separato alla sabbia riciclata. Nell’ambito di un uso prudente e razionale degli antibiotici, oltre che della riduzione della quantità di latte di scarto, va effettuato il trattamento dei casi trattabili (guarigione probabile) e non di quelli casi incurabili (croniche). Questo approccio può ridurre il numero di casi trattati della metà.

Principi analoghi possono essere applicati per la metrite, mettendo in atto protocolli che attraverso un corretto monitoraggio permettano interventi precoci che non prevedono l’uso di antibiotici e, nel caso che sia necessario usare questi ultimi, i criteri di trattamento devono essere gli stessi di quelli riportati sopra per la mastite.

Quali devono essere i nostri obiettivi? il numero di vacche presenti per cui è necessario scartare il latte/giorno deve essere tra lo 0.75 e l’1%; nell’allevamento seguito dall’Autore che ha 900 vacche in lattazione, in media vi sono 2 sole vacche al giorno il cui latte viene scartato (0,22%), ampiamente sotto il livello massimo previsto. Questo è stato ottenuto seguendo le semplici indicazioni sopra riportate.

Come ridurre il peso economico del latte di scarto

Nell’ultimo numero di Hoard’s Dairyman vi è un interessante articolo di Mark Hardesty (Maria Stein Animal Clinic, Maria Stein, Ohio) che fa il punto sul problema e sui costi del latte di scarto.

Il latte scartato costa tanto, almeno come quello che si produce e forse un po’ di più. Tuttavia, alcuni considerano il latte di scarto un fatto inevitabile, ma in realtà questo non è (del tutto) vero.

Per una corretta ed efficiente gestione economica dell’allevamento è necessario cercare i margini economici ovunque si può, compreso nella riduzione del latte di scarto. Calcolare il valore del latte di scarto giornaliero e facile e spesso è un valore sorprendentemente alto. Quando vi sono questi problemi un buon approccio e quello di cercare di recuperare la maggiore quantità di latte che non è normalmente vendibile. Una via possibile è quella seguita da diversi allevatori che utilizzano questo latte per nutrire i vitelli (considerando il latte di animale non trattati con antibiotico), sia tal quale, sia dopo pastorizzazione. Se allevi vitelli, il latte di scarto può essere un prodotto altamente nutriente che riduce la quantità di sostituto del latte acquistato. Richiede però uno spazio per contenerlo e gestirlo, deve essere munto e conservato rispettando elevati livelli di igiene e queste cose, eventualmente sommate alla pastorizzazione, rappresentano un aggravio di lavoro e di spese che deve essere considerato nel costo di alimentazione dei vitelli. Questa pratica pertanto rappresenta una riduzione delle perdite, ma non è da considerare un’operazione a costo zero. 
Come MCI ricordiamo che utilizzare il latte di scarto proveniente da bovine trattate con antibiotico non è consentito dalla legge e rappresenta un fattore molto importante di rischio per lo sviluppo di antimicrobico resistenza a livello generale, uomo compreso.
Ovviamente, l’altro sistema per ridurre il latte di scarto è ridurre la necessità di trattamenti per mastiti o per metriti. Nel caso delle mastiti devono essere messe in atto tutte le misure di prevenzione che ne riducano l’incidenza nelle diverse fasi produttive (lettiera, mungitura…). Nell’azienda gestita dell’Autore hanno ridotto di due terzi il latte di scarto semplicemente passando da una lettiera con letame solido separato alla sabbia riciclata.
Nell’ambito di un uso prudente e razionale degli antibiotici, oltre che della riduzione della quantità di latte di scarto, va effettuato il trattamento dei casi trattabili (guarigione probabile) e non di quelli casi incurabili (croniche). Questo approccio può ridurre il numero di casi trattati della metà.
Principi analoghi possono essere applicati per la metrite, mettendo in atto protocolli che attraverso un corretto monitoraggio permettano interventi precoci che non prevedono l’uso di antibiotici e, nel caso che sia necessario usare questi ultimi, i criteri di trattamento devono essere gli stessi di quelli riportati sopra per la mastite.
Quali devono essere i nostri obiettivi? il numero di vacche presenti per cui è necessario scartare il latte/giorno deve essere tra lo 0.75 e l’1%; nell’allevamento seguito dall’Autore che ha 900 vacche in lattazione, in media vi sono 2 sole vacche al giorno il cui latte viene scartato (0,22%), ampiamente sotto il livello massimo previsto. Questo è stato ottenuto seguendo le semplici indicazioni sopra riportate.
22 visualizzazioni

Post correlati

bottom of page